Gli squali ad Amalfi si affacciano con una certa regolarità, nonostante ufficialmente non popolino le acque costiere. La maggior parte delle volte, però, lo fanno da morti. Per citare gli ultimi episodi, ricordiamo che l’anno scorso dei pescatori notarono sulla superficie dell’acqua la carcassa di un pesce, che si rivelò essere uno squalo di tre metri, probabilmente trascinato ad Amalfi dalle correnti, ma morto al largo.
Nel 2013 fu pescato un esemplare di squalo vacca, altrimenti detto capopiatto, della lunghezza di due metri. Non si tratta di una specie pericolosa per l’uomo, visto che tende a fuggire non appena ne percepisca la presenza, ma sono stati necessari i dovuti accertamenti prima di poter affermare che la costa amalfitana era sicura e balneabile.
Molto più recente il ritrovamento sulla costa di un piccolo squaletto, morto soffocato dalla rete di un pescatore. Chi ha ritrovato il corpo ha postato la foto sui social, e battezzato post-mortem l’animale col nome di pa-squalino, citando indirettamente il Fu Mattia Pascal di pirandelliana memoria. Un tentativo di sensibilizzazione che ha suscitato in effetti clamore e commozione.
Nel 1951, però, le cose andarono molto diversamente. Era il mese di Settembre, quando Amalfi fu scossa dalla terribile notizia di una turista letteralmente scomparsa, in seguito all’attacco di uno squalo che di lei non aveva lasciato nulla. Nulla, né vestiti, né brandelli di corpo, né scie di sangue, né ossa. Nulla. L’aveva ingoiata di netto? Scopriamo oggi la verità su quella misteriosa vicenda.
La turista in questione si chiamava Anna Wurm, veniva da Linz (era austriaca), e si godeva la costiera soggiornando in un albergo di Sorrento insieme alla sua inseparabile amica venticinquenne Ida Mayer. Entrambe erano esperte nuotatrici, pertanto si divertivano di giorno in giorno a cambiare tratto di spiaggia, per variare le loro piccole maratone marine.
Quel venerdì 28 settembre le due amiche optarono per una nuotata ad Amalfi. Si spinsero al largo, sicure dei propri mezzi. La Wurm dettava i tempi delle bracciate, precedendo la Mayer di una decina di metri. Quando la fatica cominciò a farsi sentire, la Mayer si fermò, ed in quell’attimo udì un urlo provenire a breve distanza da lei.
Era la sua amica, di cui vide il corpo inabissarsi, strappato alla superficie dal morso violento di un enorme squalo. Presa dal panico, la Mayer cominciò ad urlare, nel tentativo di attirare l’attenzione di alcuni pescatori in realtà molto lontani. Si trovavano sulla spiaggia e inizialmente non si accorsero nemmeno di lei.
La 25enne austriaca si diresse a nuoto verso di loro, sbracciando quanto più velocemente poteva e continuando ad urlare ad intermittenza. Quando fu più vicina alla riva, i pescatori si accorsero di lei, salirono sulle barche e andarono a soccorrerla. In realtà la Mayer stava bene, era solo sfinita per la fatica. Chi aveva bisogno di soccorso era la Wurm.
Ma i pescatori, pur recandosi sul luogo dell’aggressione, non ritrovarono assolutamente nulla di Anna Wurm. Le ricerche continuarono per ore, e proseguirono anche nel corso delle prime ore notturne, grazie all’ausilio di grosse torce in grado di penetrare il buio marino. Niente. Della Wurm non c’era traccia. Niente vestiti, niente oggetti, niente resti. Della Wurm nemmeno l’ombra.
Ida Mayer ebbe a quel punto un forte attacco di panico, e per evitare il suo stato emotivo degenerasse, chiese di essere riportata nel suo albergo di Sorrento, nel tentativo di ottenere un po’ di riposo. Le autorità nel frattempo presero in mano il caso e cominciarono ricerche più approfondite, non trovando però nulla di rilevante ai fini delle indagini.
Certo, molti elementi del racconto della Mayer non convincevano affatto le forze dell’ordine. Come mai dello squalo non c’era più traccia? Come mai di Anna Wurm non c’era più traccia? Com’era possibile non fosse stato nemmeno possibile rilevare tracce di sangue nell’acqua marina? Come mai Ida cercò aiuto per l’amica, se come racconta fu presa dal panico?
Per rispondere a questi e ad altri interrogativi gli inquirenti avevano nuovamente bisogno di ascoltare la Mayer, ma giunti a Sorrento per “scambiare due chiacchiere” con lei, si accorsero che la Mayer era tornata a Linz, in Austria, proprio sotto i loro occhi impotenti. Cosa nascondeva questo colpo di scena? Un’ammissione di colpevolezza o un’esigenza di ritorno alla normalità?
L’episodio non registrò ulteriori colpi di scena per un po’ di tempo. I genitori di Anna Wurm si recarono ad Amalfi per spargere fiori sul mare, dove lo squalo si supponeva fece scempio della loro figlia. Fu questo per un po’ l’unico sussulto di una notizia finita, come tante altre, nel tritacarne giornalistico prima, e nel dimenticatoio poi.
Quando nessuno pensava più all’episodio, ecco la notizia che non t’aspetti. Anna Wurm fu avvistata negli Stati Uniti. Felicemente sposata. Cos’era successo, dunque, è facile ricostruirlo. Con la complicità dell’amica aveva inscenato la propria morte, per rifarsi una vita altrove, insieme all’uomo che amava, e che i genitori odiavano fino ad esigere dalla figlia non lo vedesse mai più.