Hanno perso un figlio, un marito, un fratello, si sono conosciute e unite. L'una fa forza all'altra e oggi combattono assieme per chiedere giustizia
“Ho visto mio figlio dopo 4 giorni chiuso in un sacco di plastica”, racconta Natascia Lipari, la madre di Simone Frascogna, il giovane di 19 anni ucciso lo scorso 3 novembre in una lite a Casalnuovo. “Le ultime parole che mi ha detto sono state ‘mamma sto bene”, il grido di dolore di Elisa Ciliendo, la madre di Gianluca Coppola raggiunto da due colpi d’arma da fuoco davanti al padre a Casoria l’8 aprile e morto a 27 anni dopo quaranta giorni di agonia.
“Gli ha diviso il cuore in 2 parti”, la disperazione di Anna Gaeta, la moglie di Patrizio Falcone, ucciso a 41 anni il 23 maggio del 2020 con una coltellata al petto inflittagli dal vicino di casa davanti a suo figlio. “Ti senti in colpa perché non hai protetto tua figlia”, il dolore di Tania Sorrentino, la moglie di Maurizio Cerrato ucciso a 61 anni lo scorso 19 aprile a Torre Annunziata davanti a sua figlia per una ‘sedia spostata’, che occupava abusivamente un posto auto.
Storie di donne, di donne ‘guerriere’ che si sono unite nel momento più drammatico della loro vita e che assieme combattono per ottenere giustizia per i propri cari. Vittime di una criminalità efferata, cui non riescono a dare risposta. “Perché?”, “Perché ho perso mio marito?”, “Perché tanta violenza?“, si domandano assieme mentre si stringono le mani per farsi forza e riuscire a raccontare cosa è accaduto alle loro vite quando qualcuno ha deciso di premere un grilletto, di sferrare più coltellate, di colpire a morte.
Donne coraggiose che dall’enorme dolore che vivono sono riuscite a trovare la forza per chiedere giustizia per i loro cari, ma anche per battersi affinché “nessun’altra madre, moglie, sorella, nessun altro caro debba vivere ciò che è capitato a noi” Perché “quando perdiamo un caro soffre una famiglia intera”. Lo sa bene Ida Falcone, sorella di Patrizio, che accompagna la cognata in una lotta che è anche sua: “Ci deve essere un cambiamento, per tutti, per tutte le vittime”.
Così quando Anna ha visto quanto è accaduto a Simone Frascogna non ci ha pensato due volte a contattare Nascia e dirle: “Io ci sono, non sei sola”. Si sono conosciute e assieme hanno raggiunto Tania a Torre Annunziata prima dei funerali del marito: “Loro mi capivano”. Tutte e tre si sono poi strette al dolore di Elisa quando suo figlio dopo una lunga agonia è morto: “Con queste madri e mogli chiedo giustizia”. E oggi dicono: “Speriamo che non ce ne siano altre“. E’ una paura che le terrorizza, pensare che qualcun altro possa vivere il loro stesso incubo è troppo forte. Non perdono però la speranza, la stessa che le spinge a mobilitarsi affinché qualcosa cambi e non ci sia più tutta questa violenza.