Il pm ha chiesto l'ergastolo per Mauro Severino, l'uomo che con una coltellata al petto lo scorso maggio ha ucciso Patrizio
Si è tenuta nella giornata di martedì davanti alla Prima Sezione della Corte d’Assise di Napoli una nuova udienza del processo per l’omicidio di Patrizio Falcone. Una giornata dura per la famiglia della vittima, uccisa nel maggio del 2020 con una coltellata al petto, che ancora una volta si è trovata a dover rivivere quella terribile giornata in cui Patrizio è morto.
Accusato dell’omicidio è Mauro Severino, per il quale il pubblico ministero, Maria Cozza ha chiesto “l’ergastolo”. Nel corso dell’udienza il pm, come racconta a Vocedinapoli.it la sorella di Patrizio Falcone, Ida: “Ha sottolineato che il signor Severino avendo un porto d’armi da caccia, era abituato ad uccidere esseri viventi in movimento”. Durante l’intero dibattimento è stata anche smontata la tesi, data nei giorni precedenti all’omicidio di Patrizio Falcone, che l’omicidio sarebbe stato l’epilogo di una diatriba legata a un terrazzo. Tesi smontata poi, dal pm e dalle diverse testimonianze nel corso del processo.
Ascoltata come testimone anche la sorella di Mauro Severino. E questo è stato il momento più doloroso per i familiari di Patrizio Falcone. In aula c’erano la moglie, Anna Gaeta, il figlio maggiore Francesco, la sorella Ida, il fratello Giuseppe e la madre della vittima Carmela Ruggieri. La vedova proprio mentre ascoltava le parole della sorella dell’uomo che con una coltellata al petto ha ucciso il marito, non ha resistito ed è scoppiata a piangere. Accompagnata dalla cognata ha abbandonato momentaneamente l’aula: “Vedere il suo sfogo – racconta Ida – è stato terribile“. “Anche io – continua – ho preferito allontanarmi qualche minuto, ogni volta è un colpo al cuore ascoltare le varie testimonianze“.
Anche la signora Ruggieri nel corso del dibattimento si è sentita poco bene. Rivivere i momenti che hanno preceduto la morte del figlio, ascoltare il modo in cui è stato ucciso, è un dolore enorme per una madre. “Sentire tutte queste cose – conclude Ida Falcone – il malessere di mia madre, di non poter replicare nulla, il non poter dire che le scuse a noi non interessano, vogliamo solo giustizia, ha reso questa giornata terribile. Anche io avrei voluto dire Patrizio è questo“. Il prossimo 19 maggio ci sarà l’udienza finale e la famiglia, come più volte ha ripetuto, aspetta solo che sia fatta giustizia: “Non vogliamo vendetta, vogliamo giustizia“.