E’ morto senza sapere la verita’ sulla morte della figlia e alla vigilia dell’anniversario della scomparsa di Serena trovata senza vita il 1 giugno del 2001 nel boschetto dell’Anitrella ad Arce (Frosinone) con la testa avvolta in un sacchetto. Guglielmo Mollicone aveva avuto un infarto mesi fa e il suo fisico non si era piu’ ripreso.
Muore mentre la giustizia, dopo anni di indagini e colpi di scena, aveva ora imboccata una strada netta chiedendo il rinvio a giudizio del maresciallo Franco Mottola, ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, della moglie Anna Maria, del figlio Marco, del maresciallo Vincenzo Quatrale, e dell’appuntato Francesco Suprano. Mottola, i suoi familiari e Quatrale sono accusati di concorso in omicidio. Per Quatrale inoltre si ipotizza anche l’istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi, mentre l’appuntato Francesco Suprano deve rispondere di favoreggiamento. Guglielmo Mollicone, 72 anni, dopo l’infarto era stato anche operato. In ospedale aveva ricevuto la visita dei carabinieri. L’Arma si e’ costituita parte civile nel processo sulla morte di Serena.
L’uomo dal giorno della scomparsa della figlia non ha mai risparmiato energie per cercare di arrivare alla verita’ e rendere, cosi’, giustizia a Serena. “Credo nel lavoro svolto in questi anni dalla magistratura inquirente e credo nella giustizia”, aveva detto qualche mese fa. Per la Procura di Cassino la giovane Serena mori’ dopo essere stata spinta contro una porta dentro la caserma dei carabinieri di Arce forse dopo un litigio col figlio di Mottola, Marco. La ricostruzione del delitto tratteggiata dalla perizia medico-legale indico’ una compatibilita’ tra lo sfondamento della porta dell’alloggio della caserma dei carabinieri di Arce e la frattura cranica riportata dalla studentessa diciottenne. La svolta nelle indagini fu la perizia del Ris che rilevo’ come il corpo di Serena, ormai senza vita, fu spostato nel boschetto dell’Anitrella dove poi fu trovato con mani e piedi legati dal nastro adesivo e una busta di plastica in testa. Durante le nuove indagini gli inquirenti hanno ascoltato 118 testi, molti dei quali scelti tra i 1.137 piu’ volte sentiti nei diciotto anni di ricerca della verita’ per il delitto di Arce.
La vicenda giudiziaria dell’omicidio della diciottenne Serena e’ stata lunga, tortuosa e segnata da episodi anche inquietanti. Due anni dopo il delitto fu arrestato con le accuse di omicidio e occultamento di cadavere Carmine Belli, un carrozziere poi prosciolto nel 2006 da ogni accusa dalla Cassazione. Ad aggiungere mistero anche il suicidio del carabiniere Santino Tuzi che nel 2008, prima di essere ascoltato dai magistrati, si uccise sparandosi nella sua auto. Una vicenda avvolta per anni dal mistero e che potrebbe essere stato scatenato da un movente terribile: forse serena il giorno in cui mori’ era andata nella caserma dei carabinieri per denunciare alcuni traffici, forse legati alla droga. Poi la lite e la tragedia. Da quel giorno sono passati 19 lunghissimi anni nei quali il padre di Serena ha piu’ volte chiesto verita’.