Messa fuori rosa perché candidata in una lista civica alleata della Lega di Matteo Salvini. Ha creato un polverone mediatico l’esclusione di Titty Astarita, capitano della squadra femminile dell’Afro Napoli United, una società che attraverso il calcio favorisce l’integrazione tra italiani e migranti.
INTEGRAZIONE STONA CON LEGA – Titty Astarita correrà per le prossime comunali di Marano (Napoli) con una lista di centrodestra collegata a quella “Noi con Salvini”. Una scelta che non rispecchia la mission dell’Afro Napoli United che “nasce come progetto di inclusione e integrazione”. “Che compatibilità può esistere – prosegue la nota del club di calcio – fra l’Italia dell’amministrazione leghista di Lodi che nega la mensa scolastica ai figli degli immigrati più poveri e l’Afro-Napoli? Quale terreno d’incontro e di dialogo, fra chi sta provando ad annientare il modello d’integrazione virtuosa di Riace e i valori che abbiamo messo insieme al pallone a centrocampo dalla nostra prima partita? Quanto è conciliabile il razzismo dei colpi di arma di fuoco contro migranti e rifugiati, legittimato istituzionalmente dall’alto e fattosi senso comune al punto di spingere dei ragazzini baresi a ricoprire di schiuma un loro coetaneo di origini straniere “così diventa bianco”, con il progetto di inclusione che ci vede in campo dal 2009?”.
NIENTE ISCRIZIONE – “Ci vediamo perciò costretti a comunicare che, in seguito alla scelta della capitana della nostra squadra femminile, Titty Astarita, di candidarsi alle elezioni comunali di Marano con una lista civica alleata a Noi con Salvini, non formalizzeremo l’iscrizione al campionato C1 regionale campano di calcio a 11”.
“MAI SELFIE CON SALVINI” – Dal canto suo Titty Astarita precisa all’Ansa di non sposare “le politiche di Salvini. Mi sono candidata con una lista civica, non mi farei un selfie con lui. Quando mi hanno detto che avrei dovuto scegliere sono rimasta senza parole. Avrei capito se mi avessero chiesto di restituire la fascia di capitano, non mi aspettavo mi chiedessero di ritirare la candidatura per restare”.
CLUB “ESTERREFATTO” – “La scelta di Titty Astarita – ribadisce l’Afro Napoli United – ci ha lasciato esterrefatti. Ci addolora la sua perseveranza nel rifiutare il passo indietro richiestole, soprattutto perché dopo un anno di partecipazione alle vicende dell’Afro-Napoli, in un ruolo chiave di rappresentanza, le dovrebbe essere stato chiaro che quella candidatura la poneva fuori dal perimetro dell’idee-guida che sono alla base del nostro sodalizio”.
SOLIDARIETA’ BIPARTISAN – Nei confronti di Titty Astarita stanno giungendo messaggi di solidarietà dal centrodestra e anche dal partito democratico. Non poteva mancare il tweet di Matteo Salvini. Il ministro dell’Interno ne approfitta per portare a casa l’ennesimo post populista. “Gli unici razzisti sono i buonisti di sinistra. Tenete la politica fuori dallo sport” ha scritto.
Gli unici razzisti sono i buonisti di sinistra. Tenete la politica fuori dallo sport! https://t.co/GnX8HiiIHX
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 15 ottobre 2018
“COME SE HAMSIK VA IN CURVA JUVE” – Sulla vicenda è intervenuta anche la giornalista Anna Trieste che in passato ha collaborato con l’Afro Napoli United. “Siccome sono femmina e da sempre pubblicamente supporter dell’AFRO-NAPOLI UNITED in molte e molti mi state scrivendo per chiedermi che cosa ne penso della vicenda del capitano della squadra femminile messa fuori rosa perché candidata con Salvini. Be’, la mia risposta è semplice: il capitano di una squadra antirazzista che si candida con un partito razzista è tipo il capitano del Napoli, Hamsik, che nel tempo libero se ne va dentro alla curva dello Juventus Stadium a cantare “Vesuvio lavali col fuoco”. Un’aberrazione, un paradosso, un bug del sistema. In ogni caso incompatibile. E a chi dice che si è persa un’occasione per creare “dialogo”, rispondo come fece Pertini coi fascisti: è giusto confrontarsi con tutti ma non può esserci alcun dialogo con chi fa del razzismo e dell’antimeridionalismo la propria fede politica”.
IL COMUNICATO INTEGRALE DELL’AFRO NAPOLI UNITED:
L’Afro-Napoli United non è una squadra come le altre, non ne abbiamo mai fatto mistero. Nasce come progetto di inclusione e integrazione per dare voce a un’Italia multietnica che già esiste e che quotidianamente è oggetto di discriminazioni e razzismo, vedendosi negare diritti, uguaglianza, opportunità. Ci vediamo perciò costretti a comunicare che, in seguito alla scelta della capitana della nostra squadra femminile, Titty Astarita, di candidarsi alle elezioni comunali di Marano con una lista civica alleata a Noi con Salvini, non formalizzeremo l’iscrizione al campionato C1 regionale campano di calcio a 11.
Che compatibilità può esistere fra l’Italia dell’amministrazione leghista di Lodi che nega la mensa scolastica ai figli degli immigrati più poveri e l’Afro-Napoli? Quale terreno d’incontro e di dialogo, fra chi sta provando ad annientare il modello d’integrazione virtuosa di Riace e i valori che abbiamo messo insieme al pallone a centrocampo dalla nostra prima partita? Quanto è conciliabile il razzismo dei colpi di arma di fuoco contro migranti e rifugiati, legittimato istituzionalmente dall’alto e fattosi senso comune al punto di spingere dei ragazzini baresi a ricoprire di schiuma un loro coetaneo di origini straniere “così diventa bianco”, con il progetto di inclusione che ci vede in campo dal 2009?
La scelta di Titty Astarita ci ha lasciato perciò esterrefatti. Ci addolora la sua perseveranza nel rifiutare il passo indietro da noi richiestole, soprattutto perché dopo un anno di partecipazione alle vicende dell’Afro-Napoli, in un ruolo chiave di rappresentanza, le dovrebbe essere stato chiaro che quella candidatura la poneva automaticamente fuori dal perimetro dell’idee-guida che sono alla base del nostro sodalizio.
Lo sport è da sempre terreno d’inclusione. Un suprematista bianco non sarebbe compatibile con una squadra che si batte per i diritti civili. Lo sport è l’afroamericano Jesse Owens che conquista quattro medaglie d’oro alle Olimpiadi di Berlino del 1936, facendo non solo infuriare Adolf Hitler, ma denunciando in numerose interviste la condizione di segregazione che la sua gente viveva negli Stati Uniti del tempo, alla quale lo stesso Owens non faceva eccezione, costretto a entrare dalla porta di servizio negli hotel in cui soggiornavano invece gli altri atleti. Lo sport è il pugno alzato di Tommie Smith e John Carlos sul podio dei 200 metri alle Olimpiadi a Città del Messico nel 1968, fedeli al motto «Perché dovremmo correre in Messico solo per strisciare a casa?», dell’Olympic Project for Human Rights.
L’Afro-Napoli United ha scelto di non strisciare, di non prestare il fianco a chi ha fatto dello straniero il capro espiatorio di un paese che ha ben altri colpevoli da condannare per la sua decadenza. Questo è il nostro progetto: dimostrare sul campo, con quattro promozioni in cinque anni, che il passaporto, il colore della pelle, la cittadinanza, sono solo dettagli marginali. Che l’unica razza di cui ha senso parlare è quella umana. Che l’Italia, storicamente e tuttora paese di emigranti, non può sottrarsi alla sua responsabilità storica di considerare suoi figli e cittadini tutti i suoi abitanti, si chiamino Gennaro, Ambrogio, Mohamed o Igor.
Lo diciamo con chiarezza ai soloni immemori della lezione di Karl Popper, a quelli che elevano paradossalmente il razzismo a libertà di parola, a chi derubrica quotidianamente le manifestazioni xenofobe a goliardia: noi saremo sempre intolleranti nei confronti degli intolleranti. Senza un solo passo indietro nei confronti di chi sta provando a scaraventare di nuovo questo paese nell’incubo che credevamo aver consegnato alla storia e all’oblio del tempo nel secolo scorso.