Da una parte la richiesta di scuse ufficiali da parte della famiglia Cucchi, dall’altra dichiarazioni a dir poco sconcertanti di chi non ne vuole sapere di fare un passo indietro dopo l’ammissione del pestaggio del geometra romano Stefano Cucchi, arrestato per droga il 15 ottobre 2009 e morto all’ospedale Pertini la settimana dopo.
“Il giorno in cui il Ministro dell’Interno chiederà scusa a me, alla mia famiglia e a Stefano allora potrò pensare di andarci, prima di allora non credo proprio”. Così Ilaria Cucchi, intervistata da Rtl 102.5 ha risposto alla domanda se si recherà al Viminale all’indomani dell’udienza del processo che vede cinque carabinieri imputati. Dichiarazioni che replicano quelle di Salvini che al termine dell’udienza di ieri ha invitato “sorella e parenti al Viminale. Eventuali reati o errori di pochissimi uomini in divisa devono essere puniti con la massima severità, ma questo non può mettere in discussione la professionalità e l’eroismo quotidiano di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi delle forze dell’ordine”.
Chi però non ne vuole proprio sapere di fare retromarcia è l’ex senatore del centrodestra Carlo Giovanardi. “Chiedere scusa alla sorella e alla famiglia di Stefano Cucchi? E perché dovrei farlo? Non devo assolutamente chiedere scusa”. Così, ai microfoni de La Zanzara (Radio24). Nessun passo indietro nonostante l’ammissione del pestaggio da parte del carabiniere Francesco Tedesco.
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“Di cosa devo chiedere scusa?” – continua – “Continuo a dire quello che ho sempre detto dall’inizio: mi rimetto alle autorità giudiziarie e ai processi, che si fanno nei tribunali, e quando i processi si concludono con una determinata sentenza, l’accetto pienamente. Cucchi fu picchiato 16 volte dagli spacciatori, tutte le perizie dicono che la prima causa della sua morte era la droga“.
E aggiunge: “Ilaria Cucchi? E’ stata eccezionalmente brava, se pensate che è riuscita a convincere il Consiglio comunale di Roma a intitolare una strada a suo fratello. Prima dei 10 anni della morte di una persona, si intitolano le strade solo ai benemeriti della nazione. Ho qualche dubbio che Stefano Cucchi sia un benemerito della nazione”. Poi chiosa: “Agli agenti di polizia penitenziaria che hanno avuto 5 anni di processo hanno rovinato la vita, gli hanno tagliato lo stipendio e hanno messo le loro foto sui media. Sono stati assolti, ma hanno avuto un calvario. Per una cosa in cui non c’entravano nulla, gli è stata rovinata la vita. Prima di condannare i carabinieri facciamo finire i processi, poi eventualmente paghino”.
Parole sconcertanti arrivate dopo quelle, decisamente agghiaccianti, del vice brigadiere Francesco Tedesco:
“Di Bernardo si voltò e colpì Cucchi con uno schiaffo violento in pieno volto. Allora D’Alessandro diede un forte calcio a Cucchi con la punta del piede all’altezza dell’ano. Nel frattempo io mi ero alzato e avevo detto: ‘Basta, finitela, che cazzo fate, non vi permettete’. Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’Alessandro, poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo, in senso contrario, che gli fece perdere l’equilibrio provocando una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di aver sentito il rumore.
Spinsi Di Bernardo ma D’Alessandro colpì con un calcio in faccia Cucchi mentre questi era sdraiato a terra”.
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