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Detenuto esce in permesso e viene ucciso: era in carcere per pedofilia

La vicenda per la quale la vittima era stata condannata risale al 2008. Coinvolte due sorelle di cui una minorenne che fu trovata senza vita

Era detenuto a Napoli dal 2011 dopo una condanna inflittagli per violenza sessuale ai danni di una 15enne trovata morta impiccata ad un albero il 6 gennai  del 2008. La tragica vicenda è accaduta a Frasso Telesino in provincia di Benevento.

Giuseppe Matarazzo, 45 anni e originario della stessa cittadina sannita, prima di finire in carcere a causa di questo dramma faceva il pastore. Il suo corpo senza vita è stato trovato ieri sera verso le 20 in contrada Selva a poca distanza dal centro di Frasso Telesino.

Matarazzo era rientrato a casa sua grazie ad un permesso premio. Il killer o i killer l’hanno ucciso probabilmente con 3 colpi d’arma da fuoco sparati all’addome. L’esplosione dei proiettili hanno allarmati i vicini che hanno chiamato i carabinieri immediatamente intervenuti.

I militari insieme alla scientifica hanno effettuato i normali rilievi del caso. Le forze dell’ordine devono capire l’esatta dinamica dell’omicidio e se quest’ultimo può essere riconducibile all’oscura vicenda di cronaca nella quale Matarazzo è stato protagonista.

In quell’occasione al 45enne furono contestati diversi capi d’imputazione tra i quali, oltre alla violenza sessuale, l’istigazione al suicidio, reato per il quale fu prosciolto nel corso dell’istruttoria. Nel 2010 la prima condanna a 10 anni, rispetto a una pena di 20 anni richiesta dal pubblico ministero, confermata poi un anno più tardi, nel dicembre 2011, dalla Corte di appello di Napoli con l’aggravio di un ulteriore anno e mezzo di pena detentiva.

Gli inquirenti avevano scoperto che Matarazzo aveva intrattenuto una relazione sentimentale con due sorelle di cui una minore, accompagnata da rapporti sessuali per circa 2 anni. La relazione era poi naufragata. Le indagini vennero avviate dopo la morte della minorenne ascoltando i familiari e ricostruendo così la vita della minore e della sorella. Alcune telefonate impresse sul telefonino della giovane riuscirono a dare una prima svolta alle indagini, confermate, in seguito, da sopralluoghi, ispezioni e sequestri.