Verrà inaugurata oggi 20 aprile 2016 e si concluderà il prossimo 2 novembre la mostra “Egitto Pompei“. L’evento nasce dalla collaborazione tra il Museo Egizio di Torino, la Soprintendenza di Pompei e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. L’occasione, per tutti i visitatori e i turisti che si presenteranno in questi mesi negli scavi più famosi del mondo, è da non perdere: vedere otto statue monumentali raffiguranti Dei e faraoni dell’antico Egitto. La mostra si affianca a quella delle enormi statue di Mitoraj che sta riscuotendo tanto successo in questi giorni. Ovviamente si potrà visitare contiguamente quel grande pezzo di storia che il sito archeologico di Pompei rappresenta.
Le statue escono per la prima volta dalle sale della collezione permanente del Museo Egizio di Torino per entrare nella mostra temporanea “Egitto Pompei”. Le sedi di esposizione all’interno degli scavi saranno tre. Internamente alla sala della Palestra Grande saranno esposte otto statue risalenti al nuovo regno (dal XVI al XI secolo a.C. e che rappresenta il più florido periodo per l’antico Egitto): sette con testa di leone della dea Sekhmet e una raffigurante il faraone Tutmosi III seduto. All’interno del sito verrà inoltre tracciato un percorso egizio che parte dal Tempio di Iside, interessato da un intervento multimediale di realtà immersiva, e arriva alle tantissime domus che al loro interno conservano ancora motivi di decorazione egizia (famosa tra tutte la domus di Loreio Tiburtino)
“Egitto Pompei”: la mostra sull’antica civiltà egizia arriva negli scavi archeologici più famosi del mondo
L’8 ottobre il progetto si concluderà al Museo Archeologico di Napoli dove verrà inaugurato un nuovo percorso che avrà l’obiettivo di catalizzare l’attenzione sull’insieme di culti che, nel corso dei millenni, sono arrivati in Campania attraverso l’antico Egitto e proprio a Napoli hanno messo radici per poi diffondersi nel resto d’Italia. Al’interno della nuova esposizione troveranno finalmente spazio le coppe di ossidiana da Stabia, i capolavori dell’artigianato alessandrino e i due affreschi provenienti da Ercolano con scene di cerimonie isiache.