Voce di Napoli | Navigazione

Napoli come Barcellona, nasce il comitato per l’indipendenza: il documento esclusivo

Napoli come Barcellona. All’indomani del referendum delle polemiche e degli scontri in Catalogna, nella città partenopea nasce un comitato di cittadini pronti a chiedere l’indipendenza della città metropolitana di Napoli. VocediNapoli.it pubblica in esclusiva il primo documento di Napoli Indipendente e Sovrana che nei prossimi mesi presenterà ufficialmente all’Alto Commissariato dell’Onu per i diritti umani, che ha sede a Ginevra in Svizzera, l’elenco con centinaia di migliaia di firme che “cambierà per sempre la storia della nostra meravigliosa città” allegato a una documentazione che analizza e spiega i motivi della richiesta dell’indipendenza di Napoli.

“Il documento in questione – fa sapere il comitato Napoli Indipendente e Sovrana –  è stato redatto con maniacale cura e ha al suo interno tutte le leggi internazionali che anche l’Italia, in tempi non sospetti, firmò, accettando quindi senza remore la decisione di una eventuale richiesta di auto-determinazione da parte di un territorio, di un popolo, sotto la di essa governativa egida.

Di seguito alcuni cenni sul principio di autodeterminazione:

Carta delle Nazioni Unite, firmata da 51 membri originari ed adottata per acclamazione a S. Francisco il 26 giugno 1945, entrata in vigore con il deposito del ventinovesimo strumento di ratifica il 24 ottobre 1945
Ratificata dall’ltalia – membro delle N.U. dal 1955 – con legge 17 agosto 1957 n. 848 in Suppl. Ord. G.U. n. 238 del 25 settembre 1957 (testo ufficiale francese).

Risoluzione 1514 del 1960, paragrafo 2, tutti i popoli hanno il diritto all’autodeterminazione; e in virtù di tale diritto essi determinano liberamente il loro status politico e perseguono liberamente il proprio sviluppo economico, sociale e culturale”.

Una decisione che può sembrare sorprendente e provocatoria ma che in realtà – stando a quanto annunciato dallo stesso Comitato spontaneo di cittadini – “porta con sé tutta una serie di motivazioni, per lo più improntate su un vero e proprio comportamento “razzista” verso il popolo partenopeo tutto”.
“A testimonianza di ciò” annunciano la presentazione di “inconfutabili prove che ne attestano la impossibilità  una pacifica convivenza, se ancora appartenenti allo Stato Italiano”.

E’ altresì documentato tutto il percorso storico della Nostra Napoli, la sua plurisecolare civiltà, la sua innegabile diversità, positiva, da ogni altro popolo, soprattutto quelli con essa confinante. Fino a ciò che oggi il Popolo Napolitano è costretto a subire, in particolar modo da quel nefasto 1861, dove si decise che Napoli non doveva essere più in grado di intraprendere.

Ebbene, ora ci siamo per davvero. Alea iacta est, disse Giulio Cesare sul passo del Rubicone, il dado è tratto, oggi si dice in questa Italia che mai ha avuto a cuore questo Popolo così diverso, così speciale, così invidiato, così calpestato, così unico, così passionale, così… già indipendente di suo, nell’anima. I napoletani vogliono cambiare, ormai è un dato di fatto, vogliono tornare ad essere semplicemente se stessi. Vogliono essere comunque amici di tutti ma a casa propria, nel proprio territorio, nella propria storia, nel proprio presente. Un presente figlio del passato e padre di un sicuro glorioso futuro: il rinascimento napoletano. Bando ai ciarlatani, quelli che dicono di fare, quelli che sventolano antiche bandiere di un casato straniero, spagnolo nella fattispecie, ma, in verità, altro non vogliono se non una poltrona da deputato, o senatore che sia, con uno stipendio ricco e con tanti agi, ovviamente prettamente personali. Bando agli inganni, alle promesse che mai potranno mantenere e che non vorranno mantenere, altrimenti come potrebbero aspirare a quella dorata poltrona. Bando anche a quei politici che già hanno quella poltrona e che altro non vogliono se non allungare i tempi di “lauta riscossione” mensile.

In questo libero Comitato (ribadendo il primo comma dell’articolo 18 della Costituzione Italiana) non c’è alcun tornaconto politico e personale, non ci sono politici, non ci sono falsi profeti e pseudo personaggi messianici ma solo persone che hanno a cuore la loro Napoli, la loro cultura, la loro storia, il loro popolo. Un Popolo che merita di essere INDIPENDENTE E SOVRANO!”

Passando agli aspetti meramente tecnici ed economici della proposta, Napoli Indipendente e Sovrana elenca “i vantaggi di questa auto-determinazione” annunciando una piccola parte del programma che “vedrà la sua totale compiutezza entro e non oltre i primi 5 anni”. “Le cifre  – spiega un membro del Comitato – sono giustificate dal prodotto interno lordo di Napoli e provincia”.

-Portare nel minor tempo possibile la tassazione al 10% (tempi previsti: entro 24 mesi). Sarà una tassa unica: T.U.N. (Tassa Unica Napolitana). Non ci saranno, quindi, altre tasse, solo un’unica tassa per tutto.
– ogni famiglia avrà diritto, entro i primi tre anni dalla costituzione della Repubblica di Napoli, ad una somma equivalente a 1000(Mille) euro Mensili, 500 euro per coniuge. Questo assegno sarà stanziato a prescindere dal reddito.
– lo stipendio minimo che dovrà essere corrisposto, non dovrà mai essere inferiore a 1.500 euro.
Le ore lavorative non dovranno mai superare le 6 ore giornaliere (in caso di lavoro straordinario, questo sarà pagato il doppio di quanto percepito nelle ore ordinarie).
Solo gli artigiani potranno effettuare orari diversi, a seconda delle loro necessità.
Ogni settimana lavorativa sarà di 5 (cinque) giorni.
Ogni anno i lavoratori avranno diritto a 60 (sessanta) giorni di ferie, da suddividere anche in base alle necessità lavorative. Gli operai saranno definiti “collaboratori”. Sarà erogata 13ma mensilità nel mese di Dicembre e 14ma nel mese di Luglio.
– il cittadino Napolitano potrà scegliere di andare in pensione, se non per altra causa, all’ età di 40 anni (minimo 15 anni di impiego), di 45 anni e di 50 anni. A 40 anni percepirà il 70% dell’ultimo stipendio, a 45 anni l’85% dell’ultimo stipendio, a 50 anni il 100% dell’ultimo stipendio.
Per quanto riguarda i lavori logoranti, si potrà andare in pensione, avendo almeno 15 anni pregressi di attività lavorativa, a 40 anni con il 100% dell’ultimo stipendio.

Napoli non tutti la possono capire, non tutti la possono vivere, non tutti la possono avere in dono, non tutti la meritano. Napoli è di chi la ama, Napoli è un mondo a parte, Napule è!

NAPOLI INDIPENDENTE E SOVRANA.