Voce di Napoli | Navigazione

Gennaro Notturno, il killer pentito ha tatuato le iniziali di due vittime: Gelsomina e Antonio

Gennaro Notturno detto ‘o Sarracino è il killer degli Scissionisti pentitosi lo scorso 15 settembre. Uno dei protagonisti della cruente faida di Scampia che sta rilasciando importanti dichiarazioni agli inquirenti in merito alla guerra di camorra: 84 omicidi in 10 mesi. Il 47enne ha recentemente svelato un retroscena su un segno particolare, un tatuaggio inquietante, sul polso un cuore spezzato a metà, con due rose che riporta le inziali dei nomi di due vittime a lui collegate: Gelsomina Verde e Antonio Landieri. Due persone innocenti uccise durante la lotta per le piazze di spaccio a Secondigliano e Scampia, che l’uomo ha deciso di imprimere per sempre sul proprio corpo.

Gelsomina non è stata uccisa da Notturno, ma dal clan Di Lauro, rivale degli Scissionisti, proprio a causa del rapporto sentimentale che la ragazza aveva avuto con il killer. L’omicidio della giovane risale al 2004: finì sulle pagine di tutti i giornali perché la ragazza fu prima torturata e poi bruciata, una vendetta trasversale per colpire il fidanzato. L’altro nome che Notturno ha tatuato è quello di Antonio, il giovane ucciso per errore in un circolo ricreativo ai “Sette Palazzi” di Scampia 15 giorni prima di Mina. L’uomo faceva parte di un commando di fuoco che aveva l’obiettivo di assassinare Salvatore Meola. Landieri non ebbe scampo perché la raffica di colpi gambizzò tutti meno lui, a causa della disabilità motoria, la vittima non riuscì a scappare e fu raggiunta da due proiettili mortali alla schiena.

Al boss Notturno due settimane fa hanno ucciso a pochi passi dalla propria abitazione il nipote Nicola Notturno, 21 anni. Una nuova vendetta per una guerra senza fine quella che continua tra i quartieri della periferia di Napoli Nord. Le parole del collaboratore di giustizia diventano fondamentali per fare luce sul clan degli Scissionisti che dichiarò guerra ai Di Lauro per il controllo delle piazze di cocaina, hashish e marijuana tra il 2004 e il 2005. Un tatuaggio su una cicatrice nata proprio a causa del conflitto armato che decretò la morte di Antonio sulla quale il boss dichiara, come riporta il Corriere del Mezzogiorno:

“Quando abbiamo saputo dell’omicidio di Antonio siamo rimasti dispiaciuti, io stesso ero lì quel giorno e forse proprio io l’ho ucciso con la sventagliata di mitra. Quella mattina l’ordine arrivò direttamente dal boss Raffaele Amato in persona che ci disse che dovevamo liberare il rione dei Sette Palazzi dai Di Lauro”.