Ieri 8 dicembre, è andata in onda a Verissimo la toccante intervista di Chiara Tramontano, la sorella di Giulia, la ragazza al settimo mese di gravidanza, uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello. La conduttrice l’ha accolta affettuosamente: “Innanzitutto grazie per essere qui, so che non è facile però la storia di tua sorella ha sconvolto l’opinione pubblica e ha colpito tutti. L’uomo che ha ucciso tua sorella e il bambino nel grembo è stato condannato all’ergastolo”.
“Questa sentenza è stata giusta, ho tirato un sospiro di sollievo. Il male è chiuso dietro alle sbarre e lontano da me. L’amore per mia sorella rimarrà per sempre. Anche pensando che lui non abbia più una vita, io trovo assurdo che lei sia sotterrata in un giardino e che io non abbia mai conosciuto mio nipote. Avevo anche paura che ottenesse uno sconto di pena”.
Poi Toffanin ha domandato: “Come stanno i tuoi genitori?”. “Non so come rispondere, non sono una mamma – ha detto Chiara -. Ma perdendo una figlia, la vita diventa solo un’alternanza del giorno e della notte. Sono fragili, insicuri. Hanno bisogno di essere spronati. La loro vita è finita. Loro non meritavano tutto questo, ci hanno cresciuto con il senso di giustizia”
“Siamo stati una famiglia molto felice, sono grata di quello che ho avuto. Abbiamo sempre avuto dei valori”. Di Impagnatiello ha detto: “Non posso definirlo un uomo. Il concetto di umanità non può essere associato a lui. […] Mi domando perché sono io la sorella di Giulia? So che non sono la sola a soffrire ma noi non siamo questo. L’anima di mia sorella non ha visto il male che c’era in questo uomo. Credo che sia questo il limite delle persone sensibili. Giulia, fino all’ultimo, ha dimostrato di essere una persona a cui premevano le attenzioni degli altri. Anche durante la gravidanza ha sempre cercato un punto comune”.
“Tu avevi capito subito tutto?”, ha domandato Toffanin. Allora lei: “No, pensavo si fosse allontanata per scappare da lui. Non avevamo avuto segnali di violenza domestica, non c’erano precedenti. Mai lo avrei immaginato. Pensavo che lei fosse esausta della gravidanza non condivisa. Addirittura, siccome lei era molto sensibile, ho anche temuto che si potesse far del male perché mai avrei pensato che divenisse vittima di femminicidio. Altrimenti avrei detto qualcosa. Mio padre, invece, l’aveva capito. Se io vado a bere con degli amici, rientro e non scrivo ‘sono a casa’, i miei genitori chiamano e dicono ‘noi stiamo aspettando’. Noi ci mandiamo il buongiorno e la buonasera, papà lo sapeva”.
“Lui non lo conoscevo molto. Per lavoro spesso non ci sono stata. Poi ci ho provato ma lui aveva alzato un muro. Nella relazione lui aveva commesso tanti errori, tante assenze. Io lo avevo detto a mia sorella”. “Mi disse che mi sarei arrabbiata perché io sempre dicevo che lui non se la meritava. Lei mi parlò di questa relazione extra coniugale di lui. […] A un certo punto, nel parlare con la sua famiglia dei dubbi di madre single, la mia famiglia le ha mostrato tale supporto, anche economicamente”.
“Mia sorella aveva comprato i vestiti, il corredino, aveva deciso di partorire a Milano e che i miei sarebbero saliti 3 settimane prima e sarebbero rimasti lì un mese. Qualche giorno prima della sua morte è stata consegnata la cameretta per Thiago, io non l’ho mai voluta vedere. Vivo un completo rifiuto, quella cameretta l’abbiamo donata e speriamo che sia un luogo felice per un bambino”. “Non è giusto”, le parole di Silvia Toffanin in lacrime.
La conduttrice ha iniziato a piangere. Chiara ha aggiunto: “Non vivo più in Italia, mi sto dando una possibilità in un Paese in cui fossi conosciuta prima io e poi la mia storia. Anche se l’Italia, la comunità cittadina, i giornalisti sono stati delicati e ci hanno dato tanto. Ma ho bisogno di ricominciare. Se non fossi andata in Olanda, oggi non avrei avuta tanta forza per affrontare il processo e agire lucidamente. Ovviamente mi manca la mia famiglia ma non ho in mente di tornare”.
Poi una domanda che commuove tutti: “Come ti piacerebbe che venisse ricordata tua sorella?”. Quindi Chiara ha replicato: “Mi piacerebbe che Giulia non fosse ricordata come la donna trucidata da 37 coltellate… Vorrei che una mamma, sedendosi a tavola, insegnasse l’amore proprio e che lì lei divenisse l’esempio che si può ricominciare a vivere”. Infine ha concluso: “Una donna uccisa non può rappresentare solitudine. Lei è morta perché ha creduto di poter ricominciare a vivere. Voglio che sia questo, che sia un motivo per andare avanti”.
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