E’ arrivata la sentenza per l’omicidio di Giulia Tramontano, uccisa con 37 coltellate dal compagno Alessandro Impagnatiello nella casa in cui vivevano a Senago il 27 maggio dello scorso anno. La donna era incinta al settimo mese di Thiago, morto con la sua mamma.
Dopo 13 udienze in 10 mesi nell’aula della Corte d’assise del tribunale di Milano, la presidente Antonella Bertoja ha letto la sentenza per Impagnatiello: ergastolo per il 30enne accusato per omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza. Impagnatiello è stato anche condannato anche al risarcimento di 700mila euro da destinare alla famiglia Tramontano.
Giunto nella giornata della violenza sulle donne, il verdetto è stato accolto con grande commozione dalla famiglia Tramontano, presente sempre in aula unita a ogni udienza. Giustizia per Giulia e Thiago è fatta. La sorella Chiara Tramontano questa mattina a Repubblica ha dichiarato: “Giulia era una donna coraggiosa, che ha cercato la verità a costo della morte. La sentenza di oggi per noi non rappresenta niente, perché la nostra vita è finita tempo fa.
Ma il verdetto potrebbe essere importante per le nuove generazioni e per l’Italia intera. Un Paese ancora pervaso dal maschilismo, che ha paura delle donne”. “L’Italia – aggiunge Chiara Tramontano rispondendo alle domande – ha paura delle donne. Il motivo? Credo che, laddove ci sia una persona indipendente, forte e determinata, invece che esaltarla ne siamo spaventati. Siamo abituati da sempre a un Paese guidato da uomini in cui soltanto gli uomini hanno l’ultima parola. Il fatto che una donna possa dimostrarsi alla pari di un uomo è una bomba che potrebbe esplodere da un momento all’altro. E poi una mentalità che purtroppo abbiamo, e che hanno soprattutto gli uomini, è questa: se una donna è determinata, diventa una persona alla quale bisogna porre dei limiti”.