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Ex del Napoli racconta il dramma: “Mio padre uccise mia mamma con un’accetta. Ho raccolto il suo cervello nel fiume”

Andrea Carnevale, ex del Napoli, ha sconvolto tutti con un racconto sulla sua famiglia.

“I segnali c’erano tutti – ricorda adesso il 63enne ex attaccante della nazionale e del Napoli, oggi capo osservatore dell’Udinese – perché mio padre, che era tornato a casa dopo un anno passato a lavorare in Germania come operaio nelle ferrovie, ha cominciato a mostrarsi sempre più strano e spaesato, e poi a picchiare nostra madre davanti a noi, anche mentre cenavamo insieme la sera. Poteva farlo in qualsiasi momento. Andai dai carabinieri più volte per sentirmi dire che se non vedevano il sangue non potevano farci niente. A casa c’era sempre un clima di terrore, perché da un momento all’altro diventava violento, soprattutto verso mia mamma, che subiva questi scatti d’ira. Per anni mia madre ha preso schiaffi e botte davanti a noi”.

Ha svelato come a quei tempi fosse difficile denunziare. “Era un paese piccolo, c’era senso di vergogna, oltre alla paura di mia madre che mio padre venisse a saperlo. Si teneva un po’ tutto nascosto. Mia mamma era una donna per bene, ma mio padre si era fissato con l’idea che lo tradisse, una pazzia che si verifica anche oggi. Eppure il maresciallo, in caserma, fu capace di dire che finché non vedeva il sangue non poteva intervenire”.

Il dramma si manifesta nel suo pieno il 25 settembre del 1975, quando Andrea aveva 14 anni e mezzo. Il padre uccise con un’accetta la moglie Filomena, mamma di altri 6 figli oltre ad Andrea, nei pressi di un fiume tra Monte San Biagio e Fondi, nel basso Lazio. “Una mattina mio padre si è svegliato, ha preso l’accetta ed è andato ad ammazzare mia madre mentre stava lavando i panni al fiume vicino casa – racconta Carnevale a La Stampa – Una delle mie sorelle era presente, io stavo giocando a pallone lì vicino. Ho raccolto il cervello di mia mamma nel fiume e l’ho portato alla caserma: ‘Hai visto che poi è successo?’, ho detto al maresciallo. ‘Quante volte sono venuto qui, adesso il sangue lo vedi’. Oggi però non ho rancore per nessuno: mio padre era un uomo malato che non è stato curato”.

Internato nel manicomio criminale di Aversa, il padre di Carnevale si suicidò una volta tornato a casa, nel 1983.