Momenti particolarmente tesi oggi in aula quando, esattamente un anno dopo il brutale omicidio di Giulia Tramontano, Alessandro Impagnatiello ha raccontato cosa accadde quel giorno. Il 30enne è accusato dell’omicidio della compagna incinta di sette mesi del piccolo Thiago avvenuto a Senago (Milano).
Prima di ucciderla con 37 coltellate, le ha somministrato per mesi un veleno per topi, con l’intento di mettere fine alla sua vita e a quella del bambino che portava in grembo.
Le parole del killer su quella sera raccontano cosa di tremendo accadde. “Dai messaggi e da tutto immaginavo quale fosse la sua intenzione, di lasciarmi. Entra in casa in un clima freddo. Avemmo una discussione molto breve, senza toni accesi. In quel momento cercai di esprimere a Giulia la mia totale vergogna ai suoi occhi. Giulia è quel bambino erano il mio futuro. Lei disse che se ne sarebbe andata di casa e sarebbe tornata a Napoli. E che io di quel bambino non avrei mai avuto notizie. Tirando fuori l’evidenza dei fatti, il confermarmi la fine della relazione e che quel bambino io non avrei avuto modo di conoscerlo ha definitivamente distrutto ogni ancora di salvataggio”.
“Magari col tempo ci saremmo potuti ritrovare, ci avrei provato. Andai nuovamente in doccia per cercare di ripulirmi da quella distruzione di certezze. Verso le 19.25 mi faccio questa seconda doccia, Io e Giulia eravamo separati in casa. Cercai di mangiare ancora qualcosa, di distrarmi con un panino, per tenermi occupato ma non avevo appetito. Mi sono quindi distratto per qualche minuto in cucina per poi lasciare spazio a Giulia in cucina, che invece era intanto in camera da letto. Siamo alle 19.35″.
“Lei entra in cucina e io esco, giro per la casa, per poi stabilizzarmi in sala, che è opposta alla cucina. Giulia stava preparando qualcosa per sé quando sentii un piccolo lamento, si era fatta male tagliando i pomodori. Sotto alla tv in un cassetto c’era una scatola con i medicinali e i cerotti. Andai in cucina e chiesi che cosa fosse successo ma senza risposta. Chiesi di nuovo ma continuava a non rispondere come se non esistessi. E fu lì che mentre lei era abbassata con questo sacchetto, io ero in piedi. Giulia viene in sala a prendere i cerotti e il disinfettante”.
“Io mi muovo, vado verso la cucina, vedo che c’era questo coltello con cui Giulia stava preparando verdure, mi posiziono immobile alle spalle di Giulia in attesa che si rialzi per tornare in cucina e la colpisco all’altezza del collo. Non so quanti fendenti, ne sono venuto a conoscenza dalla tv. Ero in cella con un altro detenuto quando uscì il servizio su di me, che avevo dato 37 coltellate a Giulia”.