La tragica morte del piccolo Raffaele, avvenuta lo scorso 27 febbraio, ha trovato una spiegazione sulle cause. A soffocare il piccolo non è stato il cibo, ma il beccuccio di un giocattolo che stava maneggiando. Era a casa dei nonni a Mugnano quando è avvenuto il dramma.
Soccorso dal 118 è arrivato in ospedale a Giugliano con un flebile respiro. Come riporta il Mattino però il piccolo è andato in arresto cardio respiratorio e il suo cuore ha smesso di battere. Prima dei soccorsi, né durante la corsa in ambulanza, si è riuscito a salvare il bimbo disostruendo le vie aeree. Raffaele, nel presidio della Asl Napoli 2 nord, è stato anche intubato e condotto in rianimazione. La Procura di Napoli Nord ha aperto un’inchiesta, ha sequestrato le cartelle cliniche e ha disposto l’autopsia su mandato del Pm che conduce le indagini. Si indaga anche sui presunti ritardi nei soccorsi.
Si indaga anche he su possibili ritardi dell’ambulanza del 118, ma a quanto pare non ci sarebbero state anomalie e ritardi. Il dottor Luigi Langella, responsabile della Centrale operativa del numero unico di emergenza e urgenza della Asl Napoli 2 nord, ha dichiarato al Mattino: “L’auto medica non si è avviata – spiega – ma la postazione di Giugliano è dotata di altre due autoambulanze di cui una è immediatamente partita con il team di infermiere e autista soccorritore a bordo insieme al medico. Non ci sono stati problemi di ritardi. Tutto è stato fatto contestualmente e con tempestività”. Il tempo massimo da rispettare è di 8 minuti nel caso in cui un paziente sia in immediato pericolo di vita, ma l’ambulanza medicalizzato ne ha impiegati 10 anche se quella precedente era già sul posto.
“In questi casi si effettua la manovra di Heimlick. Una sorta di compressione dell’addome eseguita di spalle al paziente e con le braccia sotto il diaframma, così da creare una pressione interna che di solito espelle il corpo estraneo”. Le tecniche però non sono servite a nulla perché purtroppo il pezzo di plastica, una sorta di cannuccia di un giocattolo, è rimasta incastrata tra la trachea e la parte alta dei bronchi e non è uscita nemmeno con le pacche interscapolari. Anche al telefono i medici avevano istruito per praticare la manovra, ma mediamente i minuti di resistenza del cervello senza battito e ossigeno sono dagli 8 ai 9. Nei bambini la resilienza al danno a volte rende maggiore questo tempo, ma non si sa quanto ne sia passato effettivamente prima che qualcuno si rendesse conto dell’effettivo pericolo. Una tragedia difficile da accertare che senza dubbio ha devastato tutti, la famiglia del bambino in primis, ma anche tutti gli altri.
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