Due droni che puntano dritti sul Cremlino e vengono distrutti dalle difese elettroniche poco prima di raggiungere l’appartamento privato di Vladimir Putin. Con questo “attacco terroristico” l’Ucraina avrebbe cercato di uccidere il presidente russo, ha accusato Mosca, promettendo una rappresaglia contro Kiev. Magari con “l’eliminazione fisica” di Volodymyr Zelensky, ha suggerito l’ex capo dello Stato Dmitry Medvedev, paragonandolo a Hitler. Il presidente ucraino ha negato tutto.
Droni e tentativi di assassinio sono solo “manipolazioni” messe in scena dalla Russia per coprire la sua debolezza sul terreno. “Noi non attacchiamo Putin o Mosca“, ha assicurato Zelensky, aggiungendo che Kiev intende “lasciare” il leader russo al giudizio di una Corte internazionale. Mosca, gli ha fatto eco il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, è solo alla ricerca di un pretesto per scatenare “un attacco terroristico su larga scala“.
Mentre da Washington il segretario di Stato americano Antony Blinken ha fatto sapere che gli Usa al momento non possono confermare nulla, esortando comunque a “prendere con le pinze” tutte le notizie che arrivano da Mosca. Nella capitale russa tuttavia il timore si diffonde per possibili clamorosi attacchi mentre si avvicina la data del 9 maggio, anniversario della vittoria sul nazismo nella Seconda guerra mondiale. In diverse città sono state annullate le tradizionali parate militari, ma non sulla Piazza Rossa, dove tutto si svolgerà da programma, ha fatto sapere il Cremlino. Mentre su Mosca e San Pietroburgo sono vietati da oggi i voli di droni.
Questa drammatica giornata – che secondo gli ucraini ha visto anche 16 persone uccise nei bombardamenti russi sulla regione di Kherson – si era aperta per Mosca con la notizia di un incendio di una cisterna di carburante da 20.000 metri cubi provocato dall’impatto di un drone in un deposito nella regione di Krasnodar, sul Mar d’Azov, non lontano dal ponte di Crimea, preso di mira da un attentato nell’ottobre scorso.
Poco dopo i servizi di sicurezza interni (Fsb) davano la notizia dell’arresto di sette agenti ucraini in Crimea, accusati di volere organizzare attentati contro i dirigenti politici della penisola annessa alla Russia nel 2014. Il canale Telegram Baza, inoltre, ha parlato di un attacco con cinque droni durante la notte contro un aeroporto militare nella regione russa di Bryansk, vicino al confine ucraino. E nel pomeriggio è stato reso noto il ritrovamento di un altro drone precipitato solo un centinaio di chilometri a sud-est di Mosca, nell’area di Kolomna.
Infine, è arrivata l’accusa a Kiev di avere cercato di eliminare Putin, con la relativa minaccia di ritorsioni. Un video circolato in rete mostra l’esplosione di quello che sembra un drone sopra la cupola del palazzo del Cremlino. In un altro si vede un principio di incendio sulla stessa struttura. Il portavoce Dmitry Peskov ha detto che in quel momento Putin non era presente nell’appartamento presidenziale e che oggi ha lavorato nella sua residenza di Novo-Ogaryovo, poco fuori Mosca. Ma alcuni frammenti dei droni sarebbero caduti all’interno delle mura fortificate, opera dell’architetto italiano Aristotele Fioravanti.
Uno sfregio senza precedenti dalla Seconda guerra mondiale, quando le bombe naziste si abbatterono sul complesso presidenziale. Per Yevgeny Prigozhin, capo della compagnia militare privata Wagner, impegnata in prima linea nella battaglia del Donbass, non c’è dubbio: gli attacchi dei droni, insieme a “un grandissimo aumento dell’attività dell’aviazione nemica e lungo la linea di contatto“, sono il segno che la controffensiva ucraina “è già cominciata“.