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Quando un giovane Maurizio Costanzo intervistò Totò diventandone amico: la foto che li ritrae insieme

Era il 3 agosto del 1959 quando un giovanissimo Maurizio Costanzo fece uno degli incontri più importanti della sua vita da giornalista. All’epoca Costanzo era alle prime esperienze, era reduce da un periodo di volontariato professionale presso il giornale Paese Sera come inviato sportivo. Quel giorno a Roma, in una casa del quartiere Parioli, Costanzo ebbe la fortuna di intervistare per Tv, Sorrisi e Canzoni il Principe della risata Antonio de Curtis, in arte Totò.

L’intervista iniziò dall’intervista che Totò fece agli occhi. Poi si parlò di musica e di Napoli, a partire da quel rione Sanità, zona natia del Principe. Quest’ultimo diceva delle canzoni dell’epoca: “La canzone in altri tempi serviva per fare le serenate, per conquistare il cuore delle ragazze. Adesso le serenate si fanno solo per innamorate sorde“. Molti anni dopo Costanzo parlò in questo modo di quella intervista: “Quell’articolo nacque anche dal fatto che, da un po’ di tempo, ero entrato nelle sue simpatie, dopo che gli avevo fatto una intervista per un settimanale femminile, quindi mi invitava spesso a casa sua, ai Parioli“.

Di conseguenza è stata cosa risaputa che tra i due ci fosse un buon rapporto, un’amicizia nata per motivi di lavoro e poi rimasta viva anche da un punto di vista personale. Rivelò Costanzo: “Su ‘Malafemmena’ Se ne son dette di tutti i colori – riflettè successivamente Costanzo – dedicata a Silvana Pampanini, a Franca Marzi, un’altra attrice degli anni di Totò, alla sua prima moglie o a sua figlia Liliana de Curtis. Non lo ha mai confessato“. E poi Pasolini: “Sorridendo, ma non tanto, mi confidò che quando erano andati via aveva spolverato il divano.

Era soltanto una battuta, perché Totò capì subito che, con ‘Uccellacci e uccellini’, stava interpretando un capolavoro firmato da un grande regista. Però manteneva il punto e, chiamandolo durante la lavorazione del film, gli chiesi: ‘Scusi, Principe, ma come vanno le riprese di ‘Uccellacci e uccellini’? E lui mi rispose: ‘Sa, noi attori siamo come i taxisti, andiamo dove il cliente vuole’“.