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Bello, bravo Alessio Boni (e la sua bonaggine se la porta scritta nel cognome) è un ardito Don Chisciotte

Forse chi vive nella sua lucida follia riesce ancora a compiere atti eroici? O semplicemente a uscire dal proprio seminato. Bravo Boni sopratutto a scrollarsi di dosso l’etichetta di attore nazional popolare di fiction televisiva. Adesso indossa l’armatura dell’eroe senza tempo liberamente ispirato all’iconico, visionario romanzo di Cervantes. Che anela a epiche imprese per la sua adorata Dulcinea incrociata una sola volta in vita sua. Ma anche solo per affermare il senso di giustizia.

Alessio Boni al Teatro Mercadante di Napoli firma anche la regia insieme a Roberto Aldorasi e Marcello Prayer ( nel doppio ruolo anche di attore) In scena fino al 26 febbraio nella scia di una programmazione di stagione superlativa da Gran Teatro Stabile. Spplausi al direttore artistico Roberto Ando’ che in scena al Teatro San Ferdinando porta il particolarissimo l’Arte della Commedia, un testo poco noto di Eduardo De Filippo che merita la rilettura di Fausto Russo Alesi.

Boni/Don Chisciotte vive con ardore i panni del cavaliere errante accanto all’eclettica e spassosa Serra Yilmaz nel ruolo del fido scudiero Sancho Panza, contadino simbolo di purezza di cuore, la cui saggezza popolare contrasta con la lucida e nobile follia di Don Chisciotte. Che solo alla fine rinsavisce. Peccato lo preferiamo un po’ matto e sognatore.

Dopotutto, sono proprio coloro che sono folli abbastanza da andare controcorrente, che meritano di essere ricordati. Bellissima la scenografia fatta di tableaux vivants e il cavallo umanizzato bravo come un attore a recitare…
Scritto nel 1605,ma il format romanzo/cavalleresco risveglia dentro di noi il Don Chisciotte che si nasconde sotto una seconda pelle: chi non sogna grande imprese per sedurre la propria amata?