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“Sono io”: le manette dopo la fuga, il falso nome e il ricovero. Perché Mattia Messina Denaro era in clinica

Il boss mafioso Matteo Messina Denaro ha subito ammesso, come si apprende, la sua vera identità. “Sono Matteo Messina Denaro“, ha detto agli uomini del Ros. Anche se questa mattina si era presentato con il nome Andrea Bonafede. Insieme a Matteo Messina è stato arrestato anche Giovanni Luppino, di Campobello di Mazara (in provincia di Trapani), accusato di favoreggiamento. Secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, l’ex boss latitante avrebbe anche tentato – inutilmente – la fuga.

Le prime parole e l’inutile tentativo di fuga

Luppino avrebbe accompagnato il boss alla clinica per le terapie. Tracce del boss superlatitante, legate alla sua malattia, sono risalenti al gennaio del 1994. Mattia Messina Denaro sarebbe stato avvistato in Spagna, a Barcellona, dove si sarebbe sottoposto, presso una nota clinica oftalmica, ad un intervento chirurgico alla retina. Ma non solo: avrebbe accusato – sempre secondo risultanze investigative di alcuni anni fa- una insufficienza renale cronica, per la quale avrebbe dovuto ricorrere a dialisi.

Il falso nome, il fiancheggiatore e le patologie

Per non rischiare l’arresto durante gli spostamenti per le cure ed i trattamenti clinici, il boss avrebbe installato nel suo rifugio le apparecchiature per la dialisi. Una importante conferma sulle patologie accusate dal superlatitante giunse nel novembre scorso dal pentito Salvatore Baiardo, che all’inizio degli anni ’90 gestì la latitanza dei fratelli Graviano a Milano. In un’intervista televisiva, su La7 a Massimo Giletti il pentito rivelo’ che Matteo Messina Denaro era gravemente malato e che proprio per questo meditava di costituirsi.