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Ucraina, il cerotto in grado di rigenerare i tessuti è made in Italy: il fondatore dell’azienda è napoletano

Un cerotto cellulare in grado di autorigenerare i tessuti in caso di ferite e ustioni, ma anche per trattamenti estetici. L’azienda Rigenera Hbw d Torino ha deciso di donare all’Ucraina 50 kit, in grado di funzionare anche in caso di blackout elettrico, del suo dispositivo medico che utilizza dei microinnesti di tessuto, pelle e ossa. “Siamo in contatto con i nostri colleghi in Ucraina e vogliamo offrire un aiuto concreto alla popolazione, anche per chi ha necessità di un intervento estetico. Un gesto per alleviare le condizioni dure, che stanno vivendo per la guerra in Ucraina – spiega all’Adnkronos Salute Antonio Graziano, medico e Ad di Rigenera Hbw – Il kit che manderemo in Ucraina deriva da un progetto che avevamo sviluppato per la Nato, per un intervento d’urgenza sulle ferite delle vittime civili del terrorismo. Il dispositivo può essere alimentato con le batterie e funzionare in condizioni di sicurezza anche senza corrente elettrica”.

Un cerotto cellulare in grado di autorigenerare i tessuti in caso di ferite e ustioni, ma anche per trattamenti estetici. L’azienda Rigenera Hbw d Torino ha deciso di donare all’Ucraina 50 kit, in grado di funzionare anche in caso di blackout elettrico, del suo dispositivo medico che utilizza dei microinnesti di tessuto, pelle e ossa. “Siamo in contatto con i nostri colleghi in Ucraina e vogliamo offrire un aiuto concreto alla popolazione, anche per chi ha necessità di un intervento estetico. Un gesto per alleviare le condizioni dure, che stanno vivendo per la guerra in Ucraina – spiega all’Adnkronos Salute Antonio Graziano, medico e Ad di Rigenera Hbw – Il kit che manderemo in Ucraina deriva da un progetto che avevamo sviluppato per la Nato, per un intervento d’urgenza sulle ferite delle vittime civili del terrorismo. Il dispositivo può essere alimentato con le batterie e funzionare in condizioni di sicurezza anche senza corrente elettrica”.

Ma come funziona il sistema Rigenera? “E’ un dispositivo ‘made in Italy’ che all’interno di un sistema tecnologico permette di rigenerare i tessuti con microinnesti di frammenti di tessuto, pelle o osso. Dopo avere prelevato i frammenti li andiamo a distribuire nella zona da rigenerare, parliamo delle dimensioni di micron. Questi creeranno una sorta di polvere che andrà a ricolonizzare la zona ‘malata’. Io, di solito, spiego che il nostro dispositivo è come una macchina per il caffè che per funzionare ha necessità delle capsule, che sono i frammenti del paziente, che poi vengono usate per l’innesto personalizzato”.

Secondo il medico, “si possono trattare le ustioni, ma anche le lesioni diabetiche e le ferite difficili. Ma può essere usato anche in dermatologia – avverte – ad esempio per l’alopecia androgenetica o problemi complessi come l’artrosi del ginocchio. Oppure le smagliature, le cicatrici e l’invecchiamento della pelle. Siamo in 50 paesi del mondo e anche in Ucraina dove, soprattutto nelle regioni meno in prima linea, continuano le prestazioni dermatologiche e di medicina estetica”.

Un «cerotto cellulare» alternativa al trapianto di cuore

«In pochi minuti, con il nostro dispositivo Rigenera, siamo in grado di frammentare e polverizzare ogni tipo di tessuto. Un pezzettino di pelle, ad esempio, lo facciamo in pezzettini così piccoli che possano passare dalla cruna di un ago. Poi utilizziamo questa “polverina” che abbiamo ottenuto in pochi minuti, per curare una ferita o una frattura. Come? Spruzzandola direttamente sulla zona che dobbiamo rigenerare. I risultati sono garantiti e le applicazioni sono potenzialmente infinite».

A dirlo è Antonio Graziano, scienziato napoletano e Ceo di Hbw-Rigenera, nel corso di una intervista al programma «Barba&Capelli» in onda questa mattina su Radio Club 91.

«Abbiamo brevettato quella che per noi è la dimensione ideale per questo tipo di applicazioni rigenerative: tra i 70 e gli 80 micron. Quindi, frazioni decisamente più piccole di un millimetro ma che allo stesso tempo riescono a tenere tutte le capacità vitali e rigenerative una volta disperse sulla zona interessata».
Il dispositivo Rigenera è stato applicato anche in ambito chirurgico come forma alternativa al trapianto di cuore. Spiega Graziano: «Sono già diversi anni che sono in corso collaborazioni tra la nostra società e l’università di Helsinki, che ha preso in carico lo sviluppo cardio-rigenerativo della procedura. Fino a oggi sono stati trattati circa 20 pazienti che avevano delle disfunzioni del miocardio come conseguenza di una ischemia».

Il funzionamento? «Attraverso la nostra tecnologia è stato preso un frammentino di cuore microscopico, un frammentino che non ha provato ulteriori problemi al paziente; è stato disgregato ed è stata ottenuta questa sorta di polverina poi applicata sulla superficie del muscolo cardiaco come uno speciale “cerotto”. Questa membrana, creata direttamente usando cellule del cuore del paziente, ha cominciato a guarire e a rigenerare la parete che appunto era stata lesionata dall’infarto e ha migliorato nettamente le performance dell’organo al punto da non dover rendere necessario al momento il trapianto».

«Siamo riusciti, mediante una tecnologia semplice, affidabile, italiana a dare una speranza in più in questo campo dove ad oggi esistono ben poche strategie, tra le quali appunto il trapianto, e sono tutte strategie terapeutiche estremamente invasive. A differenza della nostra».