È stato il numero sei in Campania, il 77 in Italia. Un triste primato già superato da un’altra persona a Lecce. Perché è questo che sono, persone e non numeri. Ad oggi, dall’inizio dell’anno, sono stati 78 i suicidi avvenuti all’interno dei penitenziari italiani. Una mattanza di stato che sta continuando nel silenzio e nell’indifferenza.
Costantino Fazio è stato trovato senza vita lo scorso lunedì. Il suo cadavere era in una cella del carcere di Ariano Irpino dove era stato da poco trasferito. Aveva 45 anni, era sposato ed ha lasciato un figlio piccolo e due genitori anziani. Era detenuto per reati minori ed era un tossicodipendente.
La sua storia, purtroppo, è comune a tante altre persone recluse. Costantino non sarebbe dovuto stare in cella. Il suo posto era in una comunità. Una residenza terapeutica. Proprio in questi giorni ci sarebbe stata un’udienza in proposito. Tuttavia, pare che non ci fossero posti disponibili per accoglierlo.
“Sono troppi i detenuti reclusi nei penitenziari che potrebbero scontare fuori la loro pena – ha dichiarato il Garante per i diritti dei detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello – Andrebbe incentivato il sistema delle pene alternative e ampliata la possibilità di accedere ad un altro tipo di strutture specialistiche, per specifiche categorie di persone “.
Pare che Costantino abbia deciso di farla finita impiccandosi. Di togliersi la vita stringendosi una cintura al collo. Tuttavia, l’ipotesi del suicidio andrebbe accertata ed eventualmente confermata. Costantino, originario di Bellizzi, era stato già detenuto a Salerno – nel carcere di Fuorni – e a Eboli. Partecipava ad attività professionali, nello specifico per lavorava il legno.
Già in passato è stato protagonista di atti autolesionistici e di una presunta aggressione ai danni di alcuni agenti della polizia penitenziaria. Ma è un altro l’episodio di cronaca degno di nota e che lo ha visto come protagonista: Costantino era testimone per un procedimento giudiziario in merito ad un altro decesso avvenuto dietro le sbarre a Salerno.
La vittima era il 36enne Vittorio Fruttaldo, detenuto al quale Costantino faceva da piantone e che ha perso la vita lo scorso 10 maggio dopo uno scontro con due agenti. Il giovane è stato ucciso da un malore o c’è stato altro? Sarà l’autorità giudiziaria a chiarire i fatti. Al momento vi è un’indagine in corso che ha visto iscrivere due persone nel registro degli indagati.
Costantino aveva parlato lo scorso sabato con il suo avvocato. Teneva una corrispondenza con il garante Ciambriello e da qualche tempo aveva iniziato a scrivere. La scrittura era la sua passione, il modo per ‘evadere’ dalle quattro mura nelle quali era rinchiuso. Alcuni suoi scritti sono stati pubblicati nel periodico ‘Diversamente liberi‘, una pubblicazione dedicata ai detenuti scrittori.
La mattina della sua morte Costantino si era svegliato come ogni altro giorno. Secondo quanto appreso da Vocedinapoli.it aveva fatto normalmente colazione e scambiato qualche chiacchiera con i compagni di cella. Poi la tragedia. “La nostra identità ha origini profonde e lontane. Ognuno di noi ne possiede una. Ho potuto comprendere ciò, solo analizzando il mio contesto familiare. Ho vissuto una vita lontana dal mio essere. Conoscere se stessi vuol dire avere un posto in società. Dopo una lunga battaglia posso dire di aver compreso la mia anima. E per questo mi ritengo fortunato“.
Firmato, Costantino Fazio.