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Un assoluto Toni Servillo nella pirandelliana La Stranezza

Per il New York Times è uno dei migliori attori del ventunesimo secolo. Ficara e Picone, due becchini tragicomici. Roberto Ando’ firma soggetto e regia: “Siamo tutti pirandelliani, alla ricerca di un’altra vita…”. Dopo tanta napoletanità il trionfo della sicilianità. Servillo: “Sono uomo di teatro in maniera militante”.

i respira l’ebbrezza del teatro di un tempo, quando andare a teatro era un atto sociale, non solo un divertissment. Per questo al debutto a Roma nel 1921 di “Sei Personaggi in cerca d’autore” Pirandello viene fischiato, insultato, apostrofato come impostore, buffone. La mise en scene era troppo di rottura per un pubblico non ancora svezzato. Sappiamo come andò a finire: Sei Personaggi divenne un successo planetario e Pirandello nel 1934 vinse il Nobel per la Letteratura per il suo ardito rinnovamento dell’arte drammatica teatrale.
La Stranezza, una tragicommedia, ci parla proprio del processo della creazione, di quel momento sublime dove l’opera prende anima. Ci sono due becchìni con la passione del teatro che intercettano Pirandello in realtà è il drammaturgo a rivolgersi a loro per dare sepoltura alla vecchia balia.
Mariastella, era stato il perno della sua vita, depositaria di usi, tradizioni e antiche leggende che hanno nutrito la fantasia di Pirandello. Servillo non interpreta Pirandello, lui è Pirandello, grazie anche all’aggiunta di baffi e pizzetto la somiglianza è sorprendente.
Dopo tanta napoletanita’ ( con abbondanza di set e copioni) Andò sposta la cinepresa in una Sicilia dai sapori d’antan dove raccoglie suggestioni di paesaggi dalle novelle verghiani in un mix ben calibrato tra finzione e realtà, dramma e farsa, teatro alto e popolare, luce e tenebre. Andò è palermitano ma vive a Napoli dove dirige il Teatro Stabile Mercadante ( quest’anno il cartellone è strepitoso) e con Napoli trova subito il paragone di stretta parentela che il popolo minuto ha con i defunti, tanto da far dire a Ficara ( uno dei due becchini): I Morti sono Vivi. O tutt’al più rimangono in attesa di sepoltura, sono i morti “sospesi” che la sorte beffarda li ha confinati in uno stanzone del cimitero.
Ficara e Picone nella mimica e nel dialetto stretto danno il meglio di sé come attori tragicomici.
Nella Stranezza, il cinema si mette al servizio (divulgativo) del teatro. Differenza peculiare? Risponde Servillo attore assoluto: “Sono uomo di teatro in maniera militante. Ho cominciato 40 anni fa con i Teatri Uniti. Il Teatro si fa davanti a un pubblico. Il cinema si compone. Pezzo per pezzo”.
Ultima lezione: La Stranezza si farà itinerante nelle scuole. Una lezione di Grande Teatro dentro il cinema.

Januaria Piromallo

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