E’ indignata, disperata, arrabbiata e delusa. Basta guardare negli occhi Natascia Lipari – la madre di Simone Frascogna, ucciso il 3 novembre del 2020 a Casalnuovo con nove pugnalate da Domenico Iossa – per capire tutto il dolore che sta provando. Una ferita, quella della morte del figlio, che non si è mai chiusa. Una ferita che la sentenza della V sezione della Corte d’Appello – che ha ridotto a ventisette anni la pena nei confronti di Domenico Iossa, in primo grado era stato condannato a trent’anni, “ha squarciato ancora di più”. Una ferita che non potrà mai rimarginarsi, ma che una “giusta pena”, come ha più volte ripetuto la madre del 19enne ucciso, avrebbe minimamente lenito.
Natascia Lipari non riesce a credere alla sentenza: “Mi sento indignata dalla Magistratura, da chi dovrebbe avere un pugno fermo verso chi uccide una persona innocente. Mi sento indignata come madre, ma come cittadina italiana. In questo momento la Corte d’Appello di Napoli ha condannato Domenico Iossa jr a 27 anni di reclusione, ha tolto tre anni, l’ha premiato“.
Natascia è una madre che non potrà più riabbracciare suo figlio e che oggi deve fare i conti con una sentenza che giudica atroce: “Quando il giudice ha emesso la sentenza ha detto ‘in nome del popolo italiano’. Non è così, è in nome della corte perché il popolo italiano certe atrocità non dovrebbe nemmeno viverle. Agli italiani dico fatevi una domanda. Io il 3 novembre ho perso mio figlio, ucciso con nove pugnalate. Domenico Iossa ha inflitto nove pugnalate senza mai fermarsi. Lui 18 anni e 3 mesi, mio figlio 19. Per questo Stato civile Iossa andrebbe rieducata, io dico rieducate mio figlio e fatelo tornare indietro. Sono indignata da tutto questo marciume“.
Non riesce ad accettare lo ‘sconto di pena’ ricevuto da Iossa, lei che con i suoi legali aveva chiesto l’ergastolo e in lacrime mette a confronto la pena ricevuta dai fratelli Bianchi, Marco e Gabriele (condannati all’ergastolo), colpevoli di aver ucciso brutalmente il 6 settembre del 2020 Willy Monteiro: “Queste persone là dentro si sono così abituate a queste atrocità, ditemelo che differenza c’è tra Domenica Iossa jr e i fratelli Bianchi, perché loro sono stati condannati all’ergastolo e Iossa no? Io non lo so più, non ce la faccio più“.
La battaglia di Natascia Lipari non finisce qui. Lei che da quel maledetto 3 novembre combatte affinché “non ci siano altri Simone e altre madri non debbano soffrire quello che io sto patendo” assicura che non si fermerà qui.
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