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Domenica c’è il referendum per una giustizia giusta: per cosa si vota e perché votare SI

Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi“, queste le famose parole che Enzo Tortora rivolse ai giudici che ingiustamente lo condannarono distruggendo la sua vita da innocente. Sulla scia del ‘Caso Tortora‘ il Partito Radicale vinse nel 1987 il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati. L’esito della consultazione elettorale fu puntualmente tradita dal Parlamento e dal Governo  di allora. Sono passati 30 anni ma pare che l’orologio sia rimasto fermo a quei tempi.

Da Tortora ad oggi

Il problema della giustizia in Italia è rimasto irrisolto. Lo strapotere della magistratura impunita, le condanne da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo all’Italia per l’irragionevole durata dei processi e per la valanga di ingiuste detenzioni, lo scandalo che ha travolto il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), istituzione vittima delle correnti. Una politica succube e vittima del potere giudiziario che ha sempre preferito girarsi dall’altra parte o condurre le proprie battaglie attraverso il ‘braccio armato’ delle procure.

Referendum giustizia

La prossima domenica, 12 giugno, il Partito Radicale insieme alla Lega ci riproverà. E lo rifarà in un contesto di estremo silenzio e censura. La consultazione referendaria per la quale sarà possibile votare dalle 7 alle 23, si svilupperà in uno scenario di totale indifferenza da parte della maggior parte dei media. Questi ultimi hanno, guarda caso, dato più spazio al pretestuoso sciopero delle toghe avvenuto qualche settimana fa e che nonostante abbia rischiato di paralizzare la già agonizzante macchina giudiziaria, si è rivelato un flop.

La censura di Stato

Una situazione che può seriamente causare il non raggiungimento del quorum necessario affinché il referendum sia valido (perché ciò accada dovrà recarsi alle urne almeno il 50% dei cittadini aventi diritto di voto). Èd è falso oltre che scorretto motivare l’invito di non recarsi ai seggi perché ‘i quesiti sono complessi‘: una società civile e fondata sullo Stato di diritto ha il dovere di spiegare ai cittadini determinate tematiche.

I quesiti

Veniamo adesso alla spiegazione dei cinque quesiti oggetto del referendum (così come riportato sul sito internet del Comitato promotore):

SCHEDA ROSSA – Legge Severino:”Volete voi che sia abrogato il Decreto Legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 (Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma dell’articolo 1, comma 63, della legge 6 novembre 2012, n. 190)?“.

La decadenza automatica di sindaci e amministratori locali condannati ha creato vuoti di potere e la sospensione temporanea dai pubblici uffici di innocenti poi reintegrati al loro posto. Il referendum elimina l’automatismo e restituisce ai giudici la facoltà di decidere se applicare o meno l’interdizione dai pubblici uffici. Con il sì viene abrogato il decreto e si cancella così l’automatismo: si restituisce ai giudici la facoltà di decidere, di volta in volta, se, in caso di condanna, occorra applicare o meno anche l’interdizione dai pubblici uffici.

SCHEDA ARANCIONE – Limite all’abuso della custodia cautelare: Volete voi che sia abrogato il Decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 447 (Approvazione del codice di procedura penale), risultante dalle modificazioni e integrazioni successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: articolo 274, comma 1, lettera c), limitatamente alle parole: “o della stessa specie di quello per cui si procede. Se il pericolo riguarda la commissione di delitti della stessa specie di quello per cui si procede, le misure di custodia cautelare sono disposte soltanto se trattasi di delitti per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni ovvero, in caso di custodia cautelare in carcere, di delitti per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni nonché’ per il delitto di finanziamento illecito dei partiti di cui all’articolo 7 della legge 2 maggio 1974, n. 195 e successive modificazioni?“.

Ogni anno migliaia di innocenti vengono privati della libertà senza che abbiano commesso alcun reato e prima di una sentenza anche non definitiva. Eliminando la possibilità di procedere con la custodia cautelare per il rischio “reiterazione del medesimo reato” faremo in modo che finiscano in carcere prima di poter avere un processo soltanto gli accusati di reati gravi. Con il ‘SI’ Resterebbe in vigore la carcerazione preventiva per chi commette reati più gravi e si abolirebbe la possibilità che di procedere alla privazione della libertà in ragione di una possibile ‘reiterazione del medesimo reato’”. Questa è la motivazione che viene utilizzata più di frequente per disporre la custodia cautelare, molto spesso senza che questo rischio esista veramente.

SCHEDA GIALLA – Separazione delle carriere tra pm e giudici: “CLICCA QUI PER LEGGERE IL TESTO DEL QUESITO“.

Ci sono magistrati che lavorano anni per costruire castelli accusatori in qualità di PM e poi, d’un tratto, diventano giudici. Con un sì chiediamo la separazione delle carriere per garantire a tutti un giudice che sia veramente “terzo” e trasparenza nei ruoli. Il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale. Basta con le “porte girevoli”, basta con i conflitti di interesse che spesso hanno dato luogo a vere e proprie persecuzioni contro cittadini innocenti. Con il la vittoria del ‘SI’ il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale.

SCHEDA GRIGIA – Equa valutazione dei magistrati: “Volete voi che sia abrogato il Decreto Legislativo 27 gennaio 2006, n. 25 (Istituzione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e nuova disciplina dei Consigli giudiziari, a norma dell’articolo 1, comma 1, lettera c) della legge 25 luglio 2005 n. 150), risultante dalle modificazioni e integrazioni successivamente apportate, limitatamente alle seguenti parti: art. 8, comma 1, limitatamente alle parole “esclusivamente” e “relative all’esercizio delle competenze di cui all’articolo 7, comma 1, lettere a)”; art. 16, comma 1, limitatamente alle parole: “esclusivamente” e “relative all’esercizio delle competenze di cui all’articolo 15, comma 1, lettere a), d) ed e)?“.

La valutazione della professionalità e della competenza dei magistrati è operata dal CSM che decide sulla base di valutazioni fatte anche dai Consigli giudiziari, organismi territoriali nei quali, però, decidono solo i componenti appartenenti alla magistratura. Questa sovrapposizione tra “controllore” e “controllato” rende poco attendibili le valutazioni e favorisce la logica corporativa. Col referendum si vuole estendere anche ai rappresentanti dell’Università e dell’Avvocatura nei Consigli giudiziari la possibilità di avere voce in capitolo nella valutazione. Votando ‘SI’ viene riconosciuto anche ai membri “laici”, cioè avvocati e professori, di partecipare attivamente alla valutazione dell’operato dei magistrati.

SCHEDA VERDE – Riforma del Csm: “Volete voi che sia abrogata la Legge 24 marzo 1958, n. 195 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio superiore della Magistratura), nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad esso successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: articolo 25, comma 3, limitatamente alle parole “unitamente ad una lista di magistrati presentatori non inferiore a venticinque e non superiore a cinquanta. I magistrati presentatori non possono presentare più di una candidatura in ciascuno dei collegi di cui al comma 2 dell’articolo 23, né possono candidarsi a loro volta?“.

Il Consiglio superiore della magistratura (CSM) è l’organo di autogoverno dei magistrati e ne regola la carriera. Per due terzi è composto da magistrati eletti. Oggi su capacità e competenza prevale il sostegno delle correnti: con il sì al referendum, se ne elimina il peso nella selezione delle candidature, colpendo il “correntismo” e il condizionamento della politica sulla giustizia. Votando in modo affermativo viene abrogato l’obbligo, per un magistrato che voglia essere eletto di trovare da 25 a 50 firme per presentare la candidatura. L’attuale obbligo impone a coloro che si vogliano candidare di ottenere il beneplacito delle correnti o, il più delle volte, di essere ad esse iscritti. Con il sì, si tornerebbe alla legge originale del 1958, che prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del CSM presentando semplicemente la propria candidatura. Avremmo così votazioni che mettono al centro il magistrato e le sue qualità personali e professionali, non gli interessi delle correnti o il loro orientamento politico.

Perché votare SI

Seguendo l’ordine delle schede referendarie ecco perché per noi bisogna votare ‘SI‘ a tutti e cinque i quesiti: con la legge Severino sono stati fatti dei ‘colpi di stato’ nel momento in cui amministratori locali (legittimamente eletti dal popolo), condannati in primo grado e poi risultati innocenti (la Costituzione afferma che si è non colpevoli fino al terzo grado di giudizio), sono stati costretti a decadere dalla loro posizione politica e istituzionale.

Migliaia di innocenti finiscono ogni anno in carcere. Spesso le misure cautelari sono una pena anticipata in quanto i processi in Italia durano anni. Un individuo finito ingiustamente in cella si troverà la vita distrutta e con la sua quella della sua famiglia.

Perché se in tante democrazie del mondo le carriere dell’inquirente e del giudicante sono differenti in Italia devono essere uguali? Perché pm e giudice, detto ‘terzo‘ per definizione, devono condividere lo stesso percorso di formazione per poi trovarsi nell’uno e nell’altro ruolo come se nulla fosse? Non è questa una grave anomalia del nostro sistema giudiziario? È necessario che chi voglia fare il magistrato faccia il magistrato e chi sceglie di fare il giudice faccia il giudice. Un quadro chiaro, limpido e trasparente che solo in questo modo può garantire un giusto processo.

Che credibilità può avere un’istituzione la cui valutazione spetta a chi deve essere valutato? Insomma i magistrati si danno le pagelle da soli, così mentre nel solo 2021 ci sono state 561 ingiuste detenzioni, dal 2017 al 2021 – ovvero in 4 anni – sono state disposte dal Csm soltanto 35 provvedimenti disciplinari ad altrettanti pm. Sulla riforma del Csm, dove non incidono il merito ma l’appartenenza a specifiche correnti, basterebbe ricordare lo ‘scandalo-Palamara‘. Insomma, le cronache non hanno potuto fare a meno di raccontare il marcio che è proprio del mondo giudiziario.

Una giustizia giusta

Per tutti questi motivi è necessario andare a votare domenica scegliendo 5 ‘SI. Un primo passo che noi cittadini possiamo compiere affinché in Italia ci sia finalmente una giustizia giusta e non malata. Una possibilità che non possiamo farci sfuggire.

Referendum giustizia