Dopo quattro anni dalla scomparsa dei tre napoletani in Messico, Raffaele Russo, Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, arriva la svolta in seguito a un’operazione speciale. I media messicani hanno rilanciato la notizia che è stata ripresa da Chi l’ha visto. Una maxi operazione che ha coinvolto ben 100 agenti sul territori di Tecalitan, dove i tre scomparvero.
L’intervento speciale, che ha mobilitato le maggiori autorità messicane, purtroppo non ha condotto a esiti positivi. In particolare le ricerche sono state eseguite nei pressi del ponte Maravillas, lungo il stradale da Tecalitlán a Jilotlán de los Dolores, nel comune di Tecalitlán, Jalisco.
Il procuratore speciale per le persone scomparse (FEPD) e la Direzione generale per i processi di monitoraggio della Procura di Stato, hanno dichiarato che le famiglie continueranno l’operazione. Per quanto riguarda l’inchiesta e le condanne. Per i poliziotti coinvolti, per il reato di sparizione forzata di persone, lo scorso aprile 2021 è stata emessa una condanna a 50 anni di reclusione più il pagamento di un risarcimento danno di un milione e 290mila. Nello specifico il 27 gennaio 2022 il Supremo Tribunale di Giustizia di Jalisco (Messico) ha confermato la sentenza a 50 anni di carcere per i poliziotti accusati della scomparsa dei tre.
Tre napoletani scomparsi in Messico
Ad oggi dunque non si conosce l’esatto destino di Raffaele Russo, 60 anni, Antonio Russo, 25 anni, e Vincenzo Cimmino, 29 anni, scomparsi nel nulla dopo aver comunicato per l’ultima volta alla propria famiglia che la polizia aveva arrestato i due ragazzi. Secondo le prime ricostruzioni in realtà gli agenti li avrebbero consegnati alla criminalità organizzata. Da quel momento non si sono più avute notizie e la polizia locale ha smentito gli arrestati. La famiglia Russo si è mobilitata da Napoli fin dal primo istante, soprattutto attraverso Francesco Russo, figlio di Raffaele e fratello di Antonio, ma ad oggi la Procura di Roma aha aperto un fascicolo senza reato e non ci sono stati risvolti significativi.