Nuovi bombardamenti dell’esercito russo su Kiev. I missili hanno colpito diverse case private nel distretto di Podilsky. Lo ha scritto su Telegram il sindaco della capitale Vitali Klitschko, secondo quanto si legge su Ukrinform. Sul posto stanno lavorando soccorritori e medici. Il fuoco è stato contenuto, ma l’intervento va avanti. Nessuna vittima è stata registrata finora.
Strage di bambini a Mariupol
Secondo il sindaco è stato danneggiato anche un gasdotto a bassa pressione. Oggi è in vigore a Kiev un coprifuoco esteso, iniziato ieri alle 20 e che durerà fino alle 7 di domani. Una misura analoga è stata annunciata anche nella regione di Kiev. I russi hanno inoltre lanciato un attacco aereo a Mariupol sul centro sportivo Neptun, utilizzato come rifugio per donne incinte e madri con bambini piccoli.
Donne e neonati sotto le macerie
Lo scrive su Telegram, secondo quanto riferisce Ukrinform, il capo dell’amministrazione militare regionale di Donetsk, Pavlo Kyrylenko. “Stanno cercando di distruggere fisicamente i residenti di Mariupol, che sono stati a lungo un simbolo della nostra resistenza – afferma -. Oggi hanno lanciato un attacco aereo sulla piscina Neptun. Donne incinte e donne con bambini sono ora sotto le macerie“.
La mattanza russa in Ucraina
I corpi di 5 persone, di cui 3 bambini, sono stati trovati sotto le macerie di un edificio bombardato dalle forze russe a Chernihiv, nel nord dell’Ucraina, vicino al confine bielorusso. Lo riferiscono i servizi d’emergenza locali, citati da Ukrinform. Mentre, dunque, gli occhi del mondo sono puntati sul nuovo tavolo di trattativa fra Russia e Ucraina, dunque, non si placa la violenza sul campo con le città di Mariupol e Kiev sempre più sotto assedio.
La smentita di Mosca
Il Cremlino nega le accuse di aver bombardato il teatro di Mariupol. Secondo il ministero della Difesa di Mosca è stata la milizia ultranazionalista ucraina del Battaglione Azov a distruggere l’edificio secondo quanto riferisce l’agenzia Tass.
Papa Francesco e Kirill
Lavoro ‘diplomatico’ e per la pace è anche questo: un colloquio in videoconferenza tra il capo supremo della Chiesa cattolica e il leader della Chiesa ortodossa russa, quest’ultimo peraltro tra le personalità più vicine a Vladimir Putin Papa Francesco e il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill hanno parlato, nel primo pomeriggio di oggi, del conflitto in Ucraina nel corso di una conversazione via web.
A darne la notizia è stato dapprima il Patriarcato di Mosca, spiegando in una nota sul proprio sito che il patriarca Kirill “ha salutato cordialmente il Primate della Chiesa Cattolica Romana, esprimendo soddisfazione per la possibilità di organizzare un colloquio“, e che quindi, “ha avuto luogo una discussione dettagliata della situazione sul suolo ucraino“. “Particolare attenzione – ha riferito il Patriarcato – è stata rivolta agli aspetti umanitari dell’attuale crisi e alle azioni della Chiesa ortodossa russa e della Chiesa cattolica romana per superarne le conseguenze“.
La diplomazia religiosa
Ma un aspetto cruciale è che “le parti hanno sottolineato l’eccezionale importanza del processo negoziale in corso, esprimendo la loro speranza per il raggiungimento al più presto di una pace giusta“. Il Pontefice e il Patriarca, infine, “hanno discusso anche di alcune questioni attuali della cooperazione bilaterale“. Interpellato sull’importante circostanza, successivamente anche il direttore della Sala stampa vaticana Matteo Bruni, ha confermato il colloquio, che “ha avuto al suo centro la guerra in Ucraina e il ruolo dei cristiani e dei loro pastori nel fare di tutto perché prevalga la pace“. Papa Francesco ha ringraziato il Patriarca per questo incontro, motivato dalla volontà di indicare, come pastori del loro popolo, una strada per la pace, di pregare per il dono della pace, perché cessi il fuoco. “La Chiesa – il Pontefice ha convenuto con il Patriarca – non deve usare la lingua della politica, ma il linguaggio di Gesù“.
“Siamo pastori dello stesso Santo Popolo che crede in Dio, nella Santissima Trinità, nella Santa Madre di Dio: per questo dobbiamo unirci nello sforzo di aiutare la pace, di aiutare chi soffre, di cercare vie di pace, per fermare il fuoco“. Entrambi hanno sottolineato l’eccezionale importanza del processo negoziale in corso perché, ha detto Francesco: “Chi paga il conto della guerra è la gente, sono i soldati russi ed è la gente che viene bombardata e muore“. “Come pastori – ha continuato il Papa – abbiamo il dovere di stare vicino e aiutare tutte le persone che soffrono per la guerra. Un tempo si parlava anche nelle nostre Chiese di guerra santa o di guerra giusta. Oggi non si può parlare così. Si è sviluppata la coscienza cristiana della importanza della pace“.
Una chiesa di pace
E, convenendo con il Patriarca su quanto “le Chiese sono chiamate a contribuire a rafforzare la pace e la giustizia“, papa Bergoglio ha concluso: “Le guerre sono sempre ingiuste. Perché chi paga è il popolo di Dio. I nostri cuori non possono non piangere di fronte ai bambini, alle donne uccise, a tutte le vittime della guerra. La guerra non è mai la strada. Lo Spirito che ci unisce ci chiede come pastori di aiutare i popoli che soffrono per la guerra“. E in quel “le guerre sono sempre ingiuste” non si può non cogliere una sottolineatura in chiara antitesi con le dichiarazioni di Kirill dei giorni scorsi, moralmente giustificazioniste verso l’invasione dell’Ucraina, da lui posta come resistenza, addirittura “metafisica“, alle derive peccaminose e anti-cristiane portate dalla cultura occidentale e simboleggiate dalle parate gay.