E CHE T’O DIC’ A FA’ – Ma Napoli è Gomorra

È partita ufficialmente la quinta ed ultima stagione di Gomorra, la serie televisiva più discussa degli ultimi anni. Per molti mette in scena una rappresentazione negativa della città di Napoli con il conseguente rischio di emulazione da parte di qualcuno. Per altri invece solo un prodotto televisivo di ottimo livello.

Esco subito allo scoperto, ho seguito tutte le stagioni di Gomorra, a lunghi tratti imparando le battute a memoria affascinato dalla fotografia e dal patos che riuscivano a trasmettere le ambientazioni. Per non parlare della bravura dei protagonisti, i quali dal punto di vista professionale, negli anni, sono cresciuti esponenzialmente.

SI MA I BAMBINI EMULANO I PERSONAGGI DI GOMORRA

Questa forse la critica più feroce attribuita alla serie, come se l’aspetto educativo fosse stato strappato alle famiglie ed attribuito ad un prodotto televisivo mirato al semplice intrattenimento. Voglio sperare ancora che la nostra società ponga al centro della crescita di un minore la famiglia, la scuola, lo sport. Se così non fosse avremmo dovuto registrare un incremento di sacerdoti dovuti alla serie Don Matteo ovvero un incremento di medici con il bastone grazie alla serie Dottor House. Invece, mio malgrado, non basta il mantello rosso per trasformarsi in Superman.

Gomorra non è altro che un prodotto televisivo di eccellente fattura, che pone l’attenzione su uno spaccato criminale senza mai mitizzarne i personaggi, anzi, gli autori della serie, in tutte le stagioni, hanno messo in evidenza le debolezze e le negatività di uno cancro della nostra società che assolda adepti dove manca una solida famiglia, dove lo stato latita e non dove, invece, è accesa la televisione.

Ma Napoli è Gomorra?

Io dal primo momento ho deciso di gustarmi lo spettacolo scevro da ogni preconcetto, consapevole del fatto che Napoli è una città grandiosa, esagerata, con tante sfumature e che la Gomorra quella vera è nata prima di Gomorra cinematografica e che gettare la polvere sotto al tappeto quindi spegnere la tv, non renderà Napoli un posto migliore.

Per quello serve cultura della legalità, istruzione, sport. Serve che l’intellighenzia napoletana smetta di indignarsi contro una scatola satellitare ed incominci a ribellarsi contro quella scatola reale che ha fatto troppi danni e che probabilmente ancora continuerà a farne. Per il resto… Cirù ce pienz tu?

Gennaro Calvano

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