L’altro volto di Martina Ciontoli. A raccontarlo è Selvaggia Lucarelli che tempo fa su Tpi ha pubblicato il racconto di una signora malata di SLA cui la ragazza avrebbe fatto volontariato per anni. Un aneddoto sul passato di Martina che probabilmente non tutti conoscono.
L’altro volto di Martina Ciontoli
Con la sua famiglia Martina è attualmente in carcere per l’omicidio di Marco Vannini. La Lucarelli ha voluto mostrare anche un video in cui la ragazza assiste questa donna, la stessa che ha contattato la giornalista per raccontarle chi è Martina e chi è stata per lei. La giovane nell’anno in cui il suo fidanzato è morto, ha iniziato ad assistere la signora Stefania. Quest’ultima alla Lucarelli ha raccontato che tipo di ragazza fosse e quanto sia stata affettuosa con lei nell’assisterla.
“Martina non è la persona che viene descritta dalle tv. È arrivata qui mandata da una cooperativa tre anni fa. Aveva 22 anni, un anno in meno di mia figlia Marta”, inizia così la lunga lettera pubblicata sul sopracitato giornale. “Quando Martina è arrivata abbiamo – continua così il racconto – stabilito subito una forte sintonia, lei è stata in grado di leggere velocemente, di capirmi, è stato tutto molto intenso perché mi assisteva, curava, medicava almeno 15 giorni al mese”.
La Lucarelli si è domandata come è stato possibile che nessuno ha scoperto del volontariato di Martina, avendo l’intera famiglia Ciontoli una forte attenzione mediatica. “Per venire qui Martina si travestiva. Noi stessi, se l’avessimo incontrata, non l’avremmo mai riconosciuta. Faceva tutto questo per discrezione e per la paura dei giornalisti. Voglio dire questo. Noi conosciamo bene la sofferenza e sappiamo che la perdita di un figlio, come accaduto con Marco, è qualcosa che va oltre. Martina però non meritava una pena simile, pensarla in cella ci sembra una cosa abnorme (…)”.
La signora che ha spiegato come per lei Martina Ciontoli sia come una figlia, ha anche parlato dello stato d’animo della ragazza nei giorni precedenti alla sentenza: “Ho paura, ho paura, ho paura’. Mi chiedeva: ‘Cosa mi faranno?’. Noi la consolavamo: ‘Sei giovane’, le dicevamo… ma sapevamo già come sarebbe finita. C’era troppa sete di vendetta. Antonio e sua moglie erano due adulti, Martina e suo fratello erano due due ragazzi, hanno obbedito al padre, un omicidio colposo è diventato omicidio volontario. Tutto assurdo”. Per lei la pena non è stata giusta, avrebbe preferito che le dessero del volontariato da svolgere, una pena riabilitativa. Secondo Stefania, inoltre, se Martina il giorno in cui Marco è stato sperato avesse avuto la preparazione infermieristica di oggi: “La storia sarebbe stata completamente riscritta”.