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Corona scrive a Massimo Giletti: “Come un cannibale mordo tutto. Non ho paura di morire”

Sono ormai 10 giorni che Fabrizio Corona è ricoverato nel reparto di Psichiatria del Niguarda a Milano. L’ex re dei paparazzi è stato arrestato nuovamente dopo che gli sono stati revocati gli arresti domiciliari, quando gli agenti di Polizia sono andati a prenderlo lui si è autoinflitto diverse ferite, motivo per cui è stato necessario il ricovero in un reparto specializzato.

Cosa ha scritto Fabrizio Corona a Massimo Giletti

L’ex re dei paparazzi ha iniziato anche lo sciopero della fame, vuole essere ascoltato. Corona ha scritto una lettera a Massimo Giletti in cui gli ha raccontato cosa gli sta accadendo nel reparto in cui si trova. Ha spiegato di essersi ferito nuovamente, strappandosi con la bocca i punti della precedente ferita che si era inflitto al braccio con una bic. “Voglio che Massimo sappia cosa mi è successo ieri, una storia bruttissima. Ho chiesto di poter andare in bagno a fumare, mi hanno dato un accendino. Sono controllato a vista da tre uomini della polizia penitenziaria. Mi siedo sul water e mi metto a fumare a torso nudo, i pantaloni tirati su. Vedo sul mio braccio destro la ferita del giorno prima, due punti di sutura che mi sono fatto pugnalandomi con una penna Bic“, legge Massimo Giletti. Il conduttore, poi, continua nella lettura: “La guardo, fumo, la riguardo. A quel punto scatta qualcosa nel mio cervello. Provo a scavare nella ferita. Sono da solo in un cesso schifoso, circondato da urla di povera gente disgraziata. Mi avvicino con la bocca alla ferita, a poco a poco spingendo sempre di più riesco ad afferrare i punti del giorno prima con la bocca e con i denti. Li tiro, si rompono”, queste le parole con cui Corona ha iniziato la sua lunga lettera.

“Schizza il sangue ovunque, sulla faccia, sulla bocca, sugli occhi, sulle braccia, sul petto. Sento uno strano sapore, mi piace. È amaro. E continuo, sono convinto che nella ferita ci siano i pezzi di vetro dell’ambulanza rotta. È notte e come un cannibale mordo tutto: pelle, fili di punti, carne, tatuaggi, pezzettini di vetro. Sono incontenibile, non ho più freni. Di colpo si apre la porta e cinque infermieri vedono un uomo di 47 anni seduto sul cesso, tutto sporco di sangue che si mangia il suo braccio. C’è chi urla, chi piange, chi mi abbraccia, io sono impassibile, guardo solo il vuoto. Sono uno psicopatico in un ospedale psichiatrico. Sono in una stanza singola, vuota. Non c’è tv, non c’è radio. Le finestre sono chiuse e non c’è nessun tipo di vetro. Nulla con cui mi possa ferire. È un reparto con altri 15 pazienti, uno dei migliori del Niguarda. Massimo, io da qui non posso uscire perché sono detenuto. Ho tre persone che mi controllano a vista. C’è però un’enorme finestra da dove entra uno splendido sole. Non mangio da 9 giorni, bevo mezza bottiglia d’acqua e due caffè d’orzo. Lavoro, scrivo, leggo e mi alleno tutti i giorni senza forze, per terra. Determinazione”, continua così la lettera dell’ex re dei paparazzi.

Corona ha poi concluso la lettera sottolineando che è pronto a morire per i suoi diritti: “Mi sono rasato di nuovo a zero i capelli. Nel mio gergo significa ‘gerra’, comincia la battaglia. Ho una lucidità perfetta, è costituzione, ma una rabbia incontenibile, irrefrenabile. Massimo, devi sapere che quando il giorno della revoca mi sono tagliato con una lama affilata, il braccio sinistro maciullato, non ho provato dolore. Nemmeno quando con un pugno ho rotto il vetro infrangibile dell’ambulanza. Le braccia spruzzavano sangue, io non avevo dolore, non avevo paura e non mi interessava il rischio della morte. Sono pronto a morire per i miei diritti. Nulla, e Massimo lo deve sapere, era premeditato”.

Corona scrive a Massimo Giletti: "Come un cannibale mordo tutto. Non ho paura di morire"