Il caso della signora con il marito che lavora a nero e percepisce il sussidio ha aperto riflessioni e polemiche sulla misura
La vicenda di Very, la nuova ‘star’ di TikTok, ha aperto una nuova riflessione in merito all’efficacia del Reddito di cittadinanza. La Signora ha raccontato nei suoi tanti video pubblicati sul social che il marito, nonostante lavorasse a nero, percepirebbe il sussidio.
Il suo modo di fare ironico e guascone, con tanto di soddisfazione per aver aggirato le leggi dello stato, ha attirato l’attenzione di Gianni Simioli, Luca Abete e del Consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli.
Il reddito di cittadinanza ha fallito
Quest’ultimo ha anche annunciato che la Guardia di Finanza avrebbe avviato alcuni accertamenti sul caso. Insomma, una misura – molto propagandistica e cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle – volta a ‘sconfiggere la povertà‘ si sta rilevando una manna per malviventi, abusivi e truffatori.
Sono stati tanti, da quando il Reddito è diventato legge, i casi di persone che hanno usufruito del sussidio in modo scorretto. L’inciviltà di molte persone, gli scarsi controlli da parte dello Stato e i pochi cittadini che hanno poi trovato lavoro, sono tutti elementi che hanno dimostrato una cosa: le politiche assistenziali, se scollegate dalla realtà sociale e lavorativa, possono essere – non solo fallimentari – ma anche un vero e proprio spreco di denaro pubblico.
Il Reddito di cittadinanza ha fallito, sussidio e lavoro: i dati dell’Inps e dell’Anpal
Veniamo ai dati. Secondo l’Inps a novembre 2020: “2.564.035 di nuclei familiari hanno presentato una domanda di Reddito/Pensione di Cittadinanza all’INPS: 1.541.122 sono state accolte, 447.099 sono in lavorazione e 575.814 sono state respinte o cancellate. Da aprile 2019 a oggi, 188.950 nuclei sono decaduti dal diritto.
Il numero dei nuclei percettori di Rdc/PdC residenti nelle regioni del Sud e delle Isole ammonta a 576.525, seguito da quello dei nuclei residenti nelle regioni del Nord, pari a 240.827, e da quello dei residenti nel Centro, pari a 153.279“.
Per l’Anpal, rispetto ai dati di gennaio 2020, sono circa 40mila le persone che hanno trovato un lavoro: meno del 2% di coloro che hanno chiesto e ottenuto il Reddito di Cittadinanza: “Sono 39.760 le persone che hanno trovato un impiego, con un balzo in avanti di circa 11 mila rispetto al 10 dicembre 2019 (+38,2%). In totale, a fine 2019, i beneficiari del reddito di cittadinanza erano 2.370.938. Circa l’1,7% di questi ha trovato un lavoro. Dai centri per l’impiego le convocazioni sono state 529 mila, dalle quali sono stati sottoscritti 262.738 patti di Servizio“.
Come affermato dal presidente dell’Ente Domenico Parisi: “Si tratta di 352.068 beneficiari, pari al 25,7% dei 1.369.779 tenuti a firmare il patto per il lavoro. La grande maggioranza dei contratti è stata a tempo determinato e al 31 ottobre i beneficiari RdC con un rapporto di lavoro ancora attivo erano 192.851.
Il 15,4% dei beneficiari ha stipulato un contratto a tempo indeterminato, il 4,1% un contratto di apprendistato mentre il 65% ha avuto un contratto a termine. Il resto dei beneficiari ha avuto contratti di collaborazione o intermittenti. Con riferimento ai contratti a tempo determinato e di collaborazione – ha spiegato l’Anpal – il 69,8% ha una durata inferiore ai 6 mesi (quindi per quanto riguarda i contratti a termine quasi 160.000 su 228.800) , il 20,9% tra i 7 ed i 12 mesi ed una quota del 9,3% supera la soglia dell’anno.
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Se si guarda ai territori hanno avuto almeno un contratto il 47,5% dei beneficiari di reddito di cittadinanza obbligati alla firma del patto per il lavoro nella Provincia di Trento e appena il 19% in Campania. La percentuale è al 35,8% in Veneto, al 37% in Emilia Romagna e al 31,1% in Lombardia. Hanno una percentuale inferiore alla media nazionale insieme alla Campania, Sicilia (19,2%) e Calabria (24,1%)“.