Era il 15 luglio del 2019 quando la piccola Ginevra fu scaraventata dalla finestra di casa dei nonni materni, in via Cozzolino a San Gennaro Vesuviano, e morì con il cranio fracassato. A lanciarla nel vuoto era stato il padre Salvatore Narciso, che subito dopo si era gettato anche lui, tentando il suicidio. Nell’impatto riportò gravi ferite ma riuscì a salvarsi.
La difesa nel corso dell’ultima udienza aveva chiesto l’incapacità di intendere e di volere, richiesta a cui la parte civile ha risposto con la nomina di un perito che stabilirà se Narciso fosse davvero incapace di intendere in quel tragico giorno. La moglie Agnese D’Avino non avrebbe mai creduto che suo marito potesse fare del male alla bambina, lui aveva chiesto la separazione, ma temeva solo che potesse scappare con la piccola.
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Dalle intercettazioni rivelate ai tempi della caduta, si sentirebbe dire di concentrarsi sulla tesi “dell’interruttore“. Appunto dichiarare l’incapacità di intendere e di volere. Per sapere se la richiesta sarà accettata, bisognerà attendere il prossimo 31 marzo quando il perito della Corte stabilirà se confermare o contestare la tesi della difesa di Salvatore Narciso.
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