Gianni Simioli e l’appello per il reparto di Terapia del dolore al Cardarelli: “Non chiudetelo”

Questo il post-appello di Gianni Simioli pubblicato su Facebook

“Scusate, scusatemi se vi parlo del reparto #terapiadeldolore del #cardarelli adesso che siete incazzati neri con i DPCM, le bollette da pagare e il sopravvivere- Ma devo farlo per tutti gli altri ammalati, quelli che non hanno la fortuna di essere malati da #virus (ebbene si, in questo momento è un privilegio essere effetti da #corona)!
Mentre si parla di #covid19 e di sofferenze e decessi provocati da questa tragedia chiamata epidemia, pandemia #mondiale, e poi di #fame #disoccupazione #lavoro e giustissime proteste (quelle “sane” quelle davvero disperate) io devo cercare di prendere un po’ della vostra attenzione su questo luogo che, prendetemi pure per pazzo, considero meraviglioso e che accompagna i malati oncologici verso quel viaggio che si chiama “altrove” aldilà o “nuova vita” .

Qui, in questo luogo privilegiato dove è concesso a tutti il lusso di morire tra infermieri e personale medico che sanno dirti “vai!” con un’umanità che ti fa sentire umano, al #cardarelli, se n’è andata via anche mia sorella LOREDANA. E non posso spiegarvelo, non è naturale o normale raccontarvi quanto noi che l’abbiamo amata e ancora l’amiamo, fossimo addirittura felici a saperla in quel luogo senza ritorno, tra quelle cure senza un traguardo ma che comunque le permettevano di sorridere, fare progetti e sentirsi amata.
Questo posto “terminale”, ebbene, sta per essere lentamente e con “eleganza” smantellato, perchè servirebbero i posti letto per i “nuovi” sofferenti, quelli del #contagio. Ma vi prego, e dateci una mano, non è un mondo civile quello che salva i salvabili a discapito di chi è stato meno fortunato di noi.

Chiedo scusa alla mia famiglia, tutta quanta, che leggendo queste righe rivivrà certi giorni, ore e ultimi minuti. Chiedo scusa alle mie nipoti, figlie di mia sorella e ormai mie figlie. Dico grazie a mia sorella, perchè so che condivide e sostiene, se mi ha permesso di usare una sua foto per un diffondere al meglio questo messaggio.
Scrivete a Vincenzo De Luca al Ospedale “Antonio Cardarelli” fatevi sentire. Condividete.

Terapia del Dolore Ospedale “Antonio Cardarelli”

Ennesimo attentato alla sopravvivenza del reparto di Terapia del dolore e cure palliative del Cardarelli. A lanciare l’allarme è l’ex primario Vincenzo Montrone, anestesista rianimatore, un pioniere in questo campo della Medicina. “Da quando sono andato in pensione, tre anni fa, c’erano stati altri tentativi di chiudere il reparto. Era già sguarnito di mezzi e personale… “. Stavolta il problema si intreccia con l’emergenza Covid. “Dovendo recuperare posti letto per i contagiati”, dichiara Montrone, “ hanno smantellato il reparto dov’erano gli ultimi ammalati terminali, sistemando i pochi pazienti rimasti in condizioni disumane e senza privacy”. Eppure quello del Cardarelli è stato un centro pilota. “Ma ora rischia di essere cancellato”.

a terapia del dolore è il trattamento di qualsiasi forma di dolore complesso, refrattario, correlato a malattie oncologiche o meno (cioè cura anche i dolori acuti cronici benigni). Le cure palliative sono una filosofia di cura, per i pazienti e le famiglie, nell’evoluzione di una malattia a progressione infausta (con approccio multisciplinare si tenta d’alleviare la sofferenza degli inguaribili, per un fine vita dignitoso).Il fatto è che, nel quadro della riorganizzazione prevista dal piano sanitario regionale,”il Cardarelli è stato cancellato come hub ed è stato invece designato come tale il Pascale, che è un centro oncologico, dove il malato cronico benigno non va… ”, continua Montrone. “Per cui tentammo di mantenere al Cardarelli almeno le cure palliative, visto che la legge le prevede”. Però, problemi continui …

Un paio di anni fa l’allora direttore generale Verdoliva assicurò (in accordo col governatore De Luca) che i posti letto del Cardarelli per le cure palliative sarebbero rimasti attivi sino a quando tali terapie non fossero state garantite dalle strutture specializzate previste dal piano sanitario regionale. Ma adesso, per via della pandemia, tutto si complica. Sos del dottor Montrone: “Vogliamo che quel reparto non chiuda e che gli sia restituita la funzionalità che si era conquistato”.

Una battaglia lunga oltre quarant’anni, quella di Montrone, che scelse di dedicarsi alla cura del dolore quando questa materia ancora non esisteva. Agozzino, Condorelli, Grella tra le figure importanti nella sua formazione. A Parigi seguì Bicheron e Pistor, tra i precursori della disciplina. Da giovane medico, a Napoli già aveva buona fama (un mago per i pazienti da lui guariti). Poi la direzione, sin dall’inizio, del centro di Terapia del dolore e cure palliative del Cardarelli, istituito come ambulatorio nel 1977 (presidente Raffaele Reina), il primo nell’Italia centro meridionale. Seguì il reparto con posti letto, dove s’è lavorato bene.Ma da quando Montrone è andato via, il reparto traballa… E così si distrugge un know how che ci vorrebbero 15-20 anni per ricostituirlo.“L’apertura del reparto”, ricorda Montrone, “aveva pure decongestionato la Terapia intensiva e la Rianimazione, nonché altre divisioni dov’erano sparpagliati impropriamente i malati terminali, lasciando spazio ad altri pazienti…”.

E ciò con un risparmio annuale di 4,8 milioni di euro (un posto in Rianimazione costa circa 2mila euro al giorno mentre un posto in Terapia del dolore poche centinaia di euro)”.
Situazione difficile. Ma, Covid permettendo, il direttore generale Longo e il governatore De Luca affronteranno anche questa questione. I malati terminali non sono pazienti di serie B”.

*********IL REPARTO DI TERAPIA DEL DOLORE NON PUO’ CHIUDERE!!!!! TUTTI GLI ALTRI AMMALATI, QUELLI #NOCOVID NON POSSONO…

Pubblicato da Gianni Simioli su Domenica 25 ottobre 2020

redazione

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