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Perché Raffaele Gallo è stato ucciso: una vita per la tregua di camorra

Ieri l'agguato a San Giorgio a Cremano. Coinvolti i clan Mazzarella e Vollaro. Il fratello della vittima è un pentito

Sono stati 13 i colpi d’arma da fuoco esplosi ieri da due uomini in via Luca Giordano San Giorgio a Cremano. Almeno sei le pallottole che hanno colpito Raffaele Gallo. Quello fatale ha raggiunto la vittima alla nuca uccidendolo.

Quest’ultima, 56 anni, aveva un curriculum criminale di tutto rispetto: cresciuto nell’epoca della Nuova Camorra Organizzata (NCO) di Raffaele Cutolo, era entrato a far parte del gruppo di fuoco del clan Vollaro e infine del clan Mazzarella.

Una compagna e un passato già noto alle forze dell’ordine, Gallo è stato ucciso prima che riuscisse ad entrare nel circolo ricreativo gestito dal fratello. È possibile che i killer fossero stati aiutati da uno ‘specchiettista’ che li avrebbe avvisati dell’arrivo del 56enne.

Perché Raffaele Gallo è stato ucciso

Dopo solo urla e lacrime degli amici e dei parenti di Gallo. Un omicidio, secondo quanto riportato da Il Mattino, dalle diverse sfaccettature. In primis il contesto nel quale è avvenuto: nell’area Est in provincia di Napoli, una zona che da San Giovanni, passando per PonticelliBarra e – appunto San Giorgio – vede diversi sodalizi affrontarsi per il controllo del territorio e delle varie attività illecite.

Inoltre il fratello della vittima, Giovanni Gallo, è un collaboratore di giustizia. Ma il movente dell’agguato potrebbe essere un altro e metterebbe d’accordo le fazioni avversarie in campo. Il 56enne sarebbe stato ucciso per siglare una tregua tra clan. In pratica la vita di Gallo sarebbe il ‘prezzo’ che i sodalizi avrebbero ‘pagato’ per evitare faide e scontri.

Crivellato di colpi alle spalle, la vita di Raffaele il 'prezzo' per la tregua di camorra