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Giovanni guarito dal Coronavirus a Napoli, il figlio: “Abbiamo vissuto due mesi di terrore”

Una storia commovente quella di Giovanni Alterio, 67enne di Napoli, che ha sconfitto il Coronavirus e dopo due lunghi mesi ha finalmente potuto riabbracciare la sua famiglia.

A raccontare la vicenda è stato il figlio Ivano:  “Mio padre è finalmente tornato a casa, dopo due mesi da incubo possiamo tirare un sospiro di sollievo» – spiega a Leggo – «Anche se napoletano, sono tifoso dell’Inter: ho provato una gioia incontenibile, ovviamente neanche quando abbiamo conquistato il Triplete nel 2010 ero così felice. Abbiamo voluto condividere la nostra felicità e le nostre emozioni».

Non sono stati mesi facili e la rabbia del figlio Ivano è tanta, soprattutto per le carenze a livello ospedaliero: «Abbiamo vissuto due mesi di terrore: mio padre, durante il ricovero, ha avuto tanti alti e bassi, le sue condizioni erano altalenanti. La prima settimana è stato al pronto soccorso del Cardarelli, poi dopo il tampone e la scoperta del contagio è stato trasferito nel reparto Covid del Policlinico. Qui ci sono stati alcuni problemi, anche un po’ sgradevoli: una notte mio padre mi aveva addirittura chiamato, col respiro affannoso, perché aveva chiesto l’intervento degli infermieri ma nessuno era venuto. Sono stati dei giorni delicati, anche se poi quando migliorava, riuscivamo a vederlo in videochiamata. Il suo unico problema è stato la respirazione, per il resto stava bene».

La storia di Giovanni

La brutta vicenda è iniziata due mesi fa quando Giovanni ha scoperto la sua positività al virus. Il figlio Ivano ha raccontato  «Lui confidò solo a me di essere stato dal barbiere ai primi di febbraio, dove c’era un altro cliente, proveniente da Milano e risultato poi positivo al coronavirus. Quell’uomo, 60enne quindi anche più giovane di mio padre, aveva contagiato anche la madre e sono morti entrambi: credo che il contagio possa essere avvenuto lì, anche se non erano stati affatto a stretto contatto». Un momento drammatico al quale si sono aggiunte tante altre difficoltà «Mio padre vive con mia madre e mia sorella, ai primi di marzo iniziò ad accusare tosse e difficoltà respiratorie e una sera si sentì molto male, con fortissimi dolori al petto. Temevamo si trattasse di un infarto, dopo un’attesa di oltre 40 minuti al 118 l’ambulanza è arrivata, ma più di un’ora dopo. In realtà si trattava di una polmonite ed il tampone aveva accertato il contagio. A quel punto chiamammo il medico di base e la Asl per chiedere il tampone per mia madre e mia sorella che vivono con lui, ci dissero che non c’era alcun bisogno in assenza di sintomi».

Tampone negativo e ritorno a casa

«La settimana scorsa abbiamo ricevuto la telefonata: anche il secondo tampone era negativo e mio padre sarebbe stato dimesso. Una notizia che ha riempito di gioia non solo la nostra famiglia, ma anche tanti amici di mio padre, una persona amata un po’ da tutti per il suo carattere socievole. Questa è la cosa bella di Napoli, ma anche dell’Italia in generale» – spiega ancora Ivano Alterio – «In questi due mesi abbiamo avuto tanta paura, anche perché mio padre soffre di patologie pregresse: da bambino era stato colpito dalla polio e due anni fa ha avuto un ictus che gli rende difficili alcuni movimenti. Non era ricoverato in terapia intensiva, ma aveva bisogno costantemente dell’ossigeno per poter respirare. Abbiamo temuto di perderlo, ripensarci oggi ci fa esplodere il cuore di gioia».

Finalmente Giovanni Alterio è tornato a casa dalla sua famiglia. «Oltre alle conseguenze psicologiche, mio padre si porta dietro gli effetti del Covid sul fisico: questo maledetto virus gli ha danneggiato i polmoni ed ora dovrà essere seguito da uno pneumologo. Inoltre, i medici gli hanno raccomandato di non uscire di casa per almeno 15 giorni», conclude Ivano.