Sono stato tra i primi a sostenere in pieno la linea dura delle misure restrittive e di questa decisione ne sono ancora convinto tutt’oggi proprio quando ci apprestiamo a vivere la fase 2. Il Paese deve ripartire, l’economia è in ginocchio e il tam tam degli ultimi decreti di Governo e Regione ha contribuito forse a confondere ancora di più le idee. Il ricordo di questi due mesi sarà difficile da dimenticare.
E la reminiscenza della fase 1 dovrà farci riflettere quando saremo tentati ad abbassare un po’ la guardia dopo l’incubo della quarantena. Ma siamo ancora in emergenza e combattiamo contro un nemico che non conosciamo. Questo va detto e ribadito molto spesso anche perché la scienza ha assunto posizioni diverse sulla letalità e la contagiosità del virus. A gennaio per molti era solo una banale influenza, magari avessero “azzeccato” le previsioni, oggi saremmo tutti in strada a fare jogging senza stress e molte attività non sarebbero state costrette a chiudere i battenti.
Ma non è andata così purtroppo e le vittime sono state e sono ancora tante. Per intenderci però non siamo ancora nella fase della quiete dopo la tempesta. Anche se pare abbiamo raggiunto il plateau per dirla come piace ai matematici, non dobbiamo mollare l presa. I dati più incoraggianti arrivano dai ricoveri nelle terapie intensive dei nosocomi italiani che diminuiscono di giorno in giorno. In Campania guardiamo con ottimismo alla ripresa anche se sul dato dei contagi registriamo quotidianamente nuovi positivi.
Il peggio è passato, questo possiamo affermarlo ma tutto ciò non va tradotto in un rompete le righe, sarebbe la fine. La crisi economica era inevitabile in tutti i settori ma continuo a pensare che salvare più vite umane possibili sia stata e sia la scelta giusta. Guai se non fosse stato così. Ma “senza i denari non si cantano messe” recita uno dei più famosi proverbi napoletani e quindi dovremo rialzarci e convivere con il virus, tenerlo alla larga con tutte le precauzioni del caso solo così potremo riprendere per mano la nostra vita e i nostri sogni.
Le previsioni sul Pil parlano chiaro ed è soprattutto il turismo a pagarne le peggiori conseguenze. È il nostro grande volano di sviluppo che in Campania sfiora il 18% dell’economia della regione. Quando parlo di turismo intendo l’intero comparto: dal mondo della ristorazione alle strutture ricettive passando per i musei e i luoghi di culto. Il peggio è alle porte ma mai come ora non “scurdammece o passato”. Passo dopo passo direbbe qualcuno torneremo a sorridere e magari chissà presto ad abbracciarci
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