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Covid-19: “E’ stato un incubo”, il racconto di Ilenia dopo 16 giorni in ospedale

“È stato proprio un incubo. Si sta male, ora ne sto uscendo e continuo ad avere incubi la notte. E io sono tra quelle che sono state ‘poco male’. Chi può resti a casa, lo faccia per se’ e per tutti gli altri”. Inizia cosi’ il racconto alla Dire di Ilenia, 49enne ricoverata per 16 giorni all’ospedale Santa Maria delle Grazie, alla Schiana di Pozzuoli, che rivolge il suo ringraziamento al personale del reparto Covid, ai medici di base che l’hanno aiutata, al sindaco e ai carabinieri di Quarto per il supporto in queste difficili settimane.

IL RICOVERO

“Quando sono arrivata alla Schiana – spiega – la mia saturazione era discreta, continuavo ad avere l’affanno iniziato a casa e subito mi hanno fatto eco e tac polmonari: il verdetto e’ stato polmonite bilaterale interstiziale (tipicamente riscontrata nei pazienti Covid-19, ndr). Il primo tampone, il cui esito e’ arrivato dopo qualche giorno, era negativo, ma da subito mi hanno trattato con una delle terapie che si stanno usando per il Covid-19: antivirale, plaquenil e antibiotico e hanno sempre continuato a farmi eco e tac ai polmoni per valutare la situazione.

TRASCORSI I DUE GIORNI

Dopo due giorni dall’inizio del ricovero le mie condizioni sono peggiorate e mi hanno trattato per 4 giorni con cpap (supporto per la ventilazione meccanica a pressione positiva continua, ndr), in seguito mi hanno messo la mascherina d’ossigeno, poi di nuovo cpap per un’intera giornata, e infine sono tornata alla mascherina per poi togliermi definitivamente il supporto il giorno dopo in cui, quindi, respiravo senza alcun ausilio. Da qui – ammette Ilenia – e’ iniziata la mia guArigione e mi aspetta un percorso lungo, i medici sono stati chiari sul fatto di dover stare a riposo e, per sicurezza, mi hanno dato altri 10 giorni di quarantena a partire da venerdì scorso, il 3 aprile, quando mi hanno dimessa”.

I TAMPONI

Dopo il primo tampone ce ne sono stati altri 4, “tutti e 5 – rimarca – hanno dato esito negativo. Mi hanno anche sottoposta ad un test rapido che e’ risultato positivo” il che indica la presenza di anticorpi per il nuovo coronavirus. Prima del ricovero a Pozzuoli, pero’, Ilenia ha vissuto di ansia e di attese nella settimana precedente al ricovero, avvenuto il 19 marzo.

LA FEBBRE ALTA

“Ho iniziato ad avere la febbre, che ho trattato con tachipirina, il 12 marzo – evidenzia – insieme ad un leggero affanno. Sono un soggetto asmatico, pensavo fosse legato all’allergia dato l’avvicinarsi della primavera. Dopo un paio di giorni il primo contatto con il mio medico curante che mi ha prescritto antibiotico e cortisone, ma la febbre non scendeva e il fiatone cominciava ad aumentare: a quel punto ho chiamato il 118, che mi ha visitato sotto casa e, dopo aver controllato che la saturazione fosse buona, mi ha consigliato di non andare in ospedale perché non mi avrebbero ricoverato dati i buoni parametri”.

LA TELEFONATA AL 118

Passa ancora qualche giorno e la 49enne si rivolge nuovamente al medico di base che, con tutte le precauzioni del caso, “mi ha visitato e mi ha detto di richiamare il 118. A quel punto ho insistito e mi hanno portato in ospedale. Mi hanno prelevato sotto casa e mi hanno portato al Cotugno, ma arrivati li’ siamo stati bloccati perché era in corso proprio in quel momento la sanificazione del pronto soccorso. Siamo stati molto tempo in attesa finché, preoccupata, non ho insistito per andare a Pozzuoli”.