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Covid-19, dopo il Tocilizumab ora l`istituto Pascale sperimenta l`Avigan

Dopo il Tocilizumab, ora l’Avigan. I ricercatori dell’Istituto Pascale di Napoli entrano nel trial clinico internazionale per la sperimentazione di questo farmaco antivirale. L’obiettivo è testarne l’efficacia nella lotta contro il Covid-19.

Già impegnato in prima linea con il farmaco anti artrite reumatoide, che ha dimostrato non solo a Napoli ma in tutta Italia di agire positivamente sulle complicanze della polmonite da coronavirus, l’Istituto dei tumori di Napoli parteciperà ora allo studio, coordinato dai cinesi, sull’Avigan. La proposta è arrivata ieri da Pechino in una lettera dell’Ambasciata Italiana in Cina, indirizzata al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che aveva segnalato la disponibilità a una collaborazione scientifica direttamente al premier cinese.

A chiedere ai ricercatori napoletani di sperimentare un farmaco finora conosciuto come un anti influenzale è stato Wang Guiqiang, presidente della Chinese Society of Infectious Diseases. Nei prossimi giorni il farmaco arriverà al Pascale per dare il via alla sperimentazione: insieme con il farmaco i cinesi hanno annunciato di inviare forniture anche di mascherine, tute protettive e altro materiale sanitario.

“Sappiamo che per avere un vaccino i tempi sono lunghi”, spiega il direttore scientifico dell’Irccs di Napoli, Gerardo Botti. “E’ più che mai necessario dunque in questo momento – aggiunge – riunire tutte le forze per trovare una cura per questa terribile malattia. Il Pascale da sempre impegnato nella ricerca, benché oncologica, non poteva rimanere a guardare”.

Il direttore generale dell’Istituto, Attilio Bianchi, aggiunge: “Raccogliamo con piacere l’invito degli amici cinesi, che conferma la proiezione internazionale del livello di ricerca all’interno del nostro Istituto. Voglio ringraziare il presidente de Luca che ha attivamente favorito i collegamenti, i nostri ricercatori, e il personale tutto che, con abnegazione e passione, ci consente di assicurare la assistenza più adeguata al paziente oncologico ai tempi del coronavirus”.

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