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Da ‘Mimì dei Cani’ a Ugo, il triste destino del 15enne morto a Napoli: la società ha perso

Alcune vicende di famiglia già note alle forze dell'ordine. Uno Stato del tutto assente. Una rapina finita in tragedia

Ugo Russo è un altro figlio di Napoli che non ce l’ha fatta. A 15 anni cos’è che dovrebbe fare un adolescente? Studiare, capire cosa diventare in futuro. Essere spensierato e divertirsi con gli amici. Coltivare le proprie passioni, praticare uno sport.

Invece Ugo è rimasto imbrigliato in quel baco fatto di illegalità che non gli ha dato la possibilità di trasformarsi in farfalla. La sua vita è stata spezzata giovanissima da tre colpi d’arma da fuoco. A segnarne la fine un altro giovane ma che stava dall’altra parte della barricata: un carabiniere di 23 anni.

Due storie diverse il cui epilogo è stato ugualmente tragico. Sono bastati pochi attimi di follia, durante la notte tra sabato e domenica scorsa, per distruggere due esistenze. Quella di Ugo e quella del militare, nonostante un passato completamente diverso.

Quello di Ugo è stato simile, purtroppo, alle storie di tanti altri giovani napoletani. Tutti protagonisti di quelle drammatiche vicende di cronaca i cui titoli sono stati riempiti dall’ormai nota Paranza dei bimbi, dalle baby gang e da tutti coloro che ogni giorno in città descrivono quel fenomeno conosciuto come la devianza giovanile.

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Ragazzi minorenni che spesso nascono in contesti sociali difficili e senza alternative. In famiglie spesso attive nella gestione di affari illeciti. Con padri detenuti, fratelli ammazzati, madri e sorelle spacciatrici. Una gabbia sociale dalla quale è difficile emergere, dalla quale è difficile uscire. Anche se lo vorresti potrebbe essere quasi impossibile. Figuriamoci se tutto questo si trasformasse nella tua scelta di vita.

Era il 1999, a Napoli è stato ucciso un altro Russo, Domenico alias ‘Mimì dei Cani. Quest’ultimo è stato uno dei boss più conosciuti del centro storico partenopeo. Da furti, scippi, rapine e ricettazione, ‘Mimì ha costruito nel tempo una vera e propria organizzazione. Un clan che ha stretto alleanze e combattuto faide con gli altri sodalizi dei Quartieri Spagnoli, del Cavone e del Pallonetto di Santa Lucia. Incontri e scontri che sullo sfondo hanno visto agire organizzazioni di altri quartieri e di altre zone della città.

Dopo ‘Mimì, nel 2001, è stato ucciso anche suo figlio, Maurizio. Erano gli anni del sangue e della violenza, unici protagonisti tra i vicoli a ridosso tra il corso Vittorio Emanuele e via Toledo. Nel 2019 è stato arrestato un altro giovanissimo: Domenico Russo, nipote con lo stesso nome di ‘Mimì dei Cani.

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Come se ‘Russo‘, cognome molto diffuso a Napoli, rappresentasse in certi ambienti una sorta di maledizione. Omonimia o parentela? Sono diverse le indiscrezioni sul tema apprese da VocediNapoli.it, ma non confermate da fonti ufficiali. Tuttavia, questo elemento – anche se irrilevante ai fini dell’indagine – dimostrerebbe solo una cosa: che in più di 20 anniNapoli è cambiato poco o nulla.

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Anche il papà di Ugo ha avuto dei problemi con la giustizia. Un conto pagato attraverso la detenzione in carcere terminata qualche tempo fa. Così come l’amico e complice di Ugo, il 17enne fermato dai carabinieri che si è costituito e sta già parlando da domenica con gli inquirenti. Il giovane è anche lui coinvolto in questa vicenda. Un altro adolescente che ha rischiato di pregiudicare prima del tempo la sua vita.

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Vite diverse, destini comuni in una Napoli che da troppo tempo non sta garantendo mobilità sociale. Una città dove la spaccatura e la separazione tra le diverse classi sociali si sono fatte più ampie che mai. Una Napoli dove alcuni dei suoi cittadini sono ormai abituati a ‘sopravvivere’, mentre altri vivono secondo le proprie regole. Una città dove lo Stato non riesce più ad essere presente, per impedire che ci siano altri ragazzi come Ugo, ucciso per una tentata rapina a soli 15 anni.

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