“Guidavo il motorino, ma non è mio. Mi sono fermato a due, tre metri dalla macchina del ragazzo, Ugo è sceso, gli ha chiesto l’orologio, lui ha fatto il gesto, come per sfilarselo, e a quel punto ha sparato. Ma no, non ha detto di essere un carabiniere“. Questa la ricostruzione della dinamica che fatta in caserma davanti ai carabinieri dal 17enne, insieme al ragazzino ucciso la notte scorsa dal carabiniere dopo un tentativo di rapina nel quartiere Santa Lucia di Napoli.
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Assistito dall’avvocato Mario Bruno, che non lo ha mia lasciato, ha detto ancora: “Un primo colpo ha raggiunto Ugo al petto tanto da farlo sbalzare indietro. Si è girato per tornare verso di me – ha aggiunto il 17enne – Il secondo proiettile, però, lo ha preso alla testa. Altri due colpi sono stati esplosi, credo verso di me e infatti sono scappato via. Sapevo che per Ugo non ci sarebbe stato nulla da fare, ho corso fino a casa di mia nonna. Lì i carabinieri mi hanno trovato dopo un paio d’ore“.
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