L'intervista al cantante neomelodico che ha vissuto in quest'edificio da quando era un bambino fino all'età adulta
Il 20 febbraio sarà abbattuta la Vela Verde di Scampia, operazione che rientra nel progetto del Comune di Napoli, “Restart Scampia“, mirato alla riqualificazione del quartiere nell’area a Nord-Est di Napoli. Dovranno essere abbattuti tre edifici dei quattro rimasti (nella vela azzurra saranno installati gli uffici della Città Metropolitana di Napoli), gli altri tre, dei sette totali, sono stati demoliti in una prima operazione avvenuta tra il 1997 e il 2003. In quest’edificio ci ha abitato da quando era bambino, finché non è andato via di casa in età adulta, Luciano Caldore.
Il cantante neomelodico, come tante altre famiglie, arrivò a Scampia a seguito del terremoto degli anni Ottanta. Ha vissuto il cambiamento del quartiere, che da zona residenziale, come fu ideata nel progetto dell’architetto Franz Di Salvo agli inizi degli anni Sessanta, anno dopo anno è divenuta scenario di attività criminali, proliferate grazie alla totale assenza dello Stato.
Caldore, che sta lavorando a un nuovo album, prossimo all’ultimazione, come ha raccontato a Vocedinapoli.it, vede con emozione quest’abbattimento.
L’intervista a Luciano Caldore
La vela verde sarà abbattuta il 20 febbraio, lei, che ha vissuto per tanti anni in quell’edificio, come vive questo momento?
Io da sposato sono andato a vivere altrove, per cui questa situazione la sto vivendo andando a trovare mia mamma, mio fratello e anche gli amici del ‘Cantiere 167’ del ‘Comitato Vele’, perché comunque c’è questo legame che ci unisce da anni. Io la vivo con una grande emozione, perché ricordo che quando siamo approdati alle vele, eravamo tutti ragazzini piccoli, frequentavamo solo le scuole medie e c’era solo questo con grandi grattacieli, al di fuori, invece, c’erano altri rioni sicuramente più strutturati. Per me è un’emozione grande perché ho visto costruire anche gli altri edifici (ndr. Dove ci sono le nuove abitazioni), le vele sono resistite per 40 anni, questa è stata la nostra forza, la cosa che più ci ha dato sicurezza. Noi venivamo da quartieri con case che possiamo definire medioevali, avevamo paura del terremoto, invece, questi palazzi ci davano una maggiore sicurezza.
La sua famiglia, quindi, è ancora lì?
Mia madre vive lì, ma quindici anni fa è riuscita a ottenere una nuova casa dall’abbattimento di una prima vela, con il passaggio da un’abitazione parcheggio a una normale. Colgo l’occasione per complimentarmi con chi ha costruito questi appartamenti, sono fatti molto bene, sono case vere e proprie.
La svolta per chi abita in questo quartiere c’è stata?
Sicuramente, è una guerra pacifica che è stata fatta ed è stata vinta da chi si è battuto per questo quartiere. I ragazzi delle vele, che hanno creato l’omonima associazione, hanno combattuto affinché i residenti potessero avere delle case normali.
L’associazionismo ha avuto un ruolo fondamentale per questa svolta?
Assolutamente sì, questi ragazzi sono stati talmente forti, che non si sono fermati dinanzi a nulla, sono stati ‘scugnizzi per bene’, veri eroi, usando la loro forza, ragionando con le istituzioni per ottenere il diritto alla casa per gli abitanti del quartiere.
Che umori si respirano a Scampia rispetto a questo nuova operazione d’abbattimento?
Adesso chiaramente è felice chi è stato in prima linea, chi è stato in trincea per ottenere questa svolta, i ragazzi delle associazioni, che stanno trasmettendo anche agli altri abitanti del quartiere questo spirito, la volontà di riqualificare il quartiere, spiegando come sia importante per la crescita della zona, creare centri sportivi, ricreativi, tante cose affinché i ragazzi non si perdano in ambienti negativi. Molti giovani sono finiti in galera perché mancavano strutture in cui potessero impegnare il loro tempo, allontanandosi così dalla strada.
Le vele nell’immaginario collettivo ricordano la serie Gomorra? Ma le vele non sono solo questo, c’è anche altro?
Nelle vele di Scampia abbiamo vissuto diverse ere, il primo decennio è stato positivo, si è cercato di progettare quante più cose possibili affinché non ci perdessimo in ambienti brutti, assieme abbiamo formato una grande famiglia. Poi, però, sono cominciate a cambiare le cose, ci sono state persone che si sono inserite tra di noi, venendo magari da altri quartieri, che hanno contaminato in malo modo la nostra zona. E’ la cronaca a spiegarci cosa sia davvero accaduto qui. Sicuramente, però, Gomorra, come serie, ha esasperato un po’ lo scenario, ci sono alcune cose reali, ma altre che non sono accadute veramente.
Quali ricordi positivi la legano a questo quartiere?
Per me e tanti altri, che hanno avuto una buona riuscita, sicuramente la vela di Scampia è stata una palestra, che ci ha permesso di alzare 10 tonnellate, chi è riuscito a venire fuori da qui nel modo giusto è come se fosse un eroe. Qui non c’era nulla a parte le scuole, la famiglia ha un ruolo fondamentale, ma le teste dei ragazzi non sono tutte uguali, c’è chi è riuscito a dire no. Sono orgoglioso di dire che molti miei amici, la percentuale maggiore, ci sono riusciti, creandosi una vita di successo lontano da qui. Io devo ringraziare la mia famiglia, che credeva nelle mie potenzialità e levandosi soldi dalle tasche, non comprandosi niente, mi ha fatto studiare con uno dei migliori maestri di canto, Mino Campanino, mia madre spendeva 300mila lire al mese per pagarmi queste lezioni. Molti altri ragazzi non hanno avuto questa fortuna e si sono lanciati nelle strade più facili, quelle della criminalità.
Ha in mente di scrivere una canzone su questa svolta a Scampia?
Io qualche anno fa ho inciso una canzone, che viene usata quasi come inno in questo quartiere, scritta da Salvatore Priore, a cui ha collaborato anche ‘Nto, si chiama ‘Chi è stat’ è stat”. Le do una chicca, il prossimo 20 febbraio, in occasione dell’abbattimento della vela verde, si terrà un concerto qui a Scampia, con me parteciperanno Franco Ricciardi, ‘Nto, Enzo Dong, Ivan Granatino e tanti altri ragazzi del posto. Noi abbiamo pensato di fare insieme una canzone che celebri questo grande cambiamento, ci stiamo provando e vogliamo farlo.