Il dramma e la malattia di Sebino Nela: “Ho pensato al suicidio ma non ho avuto il coraggio”

Un tunnel del quale ancora non è riuscito a vedere l’uscita. Giusto un pò di luce percepita grazie al sostegno dei figli e della compagna. Per Sebino Nela il peggio non è ancora passato ma sono trascorsi quei tempi bui dove non s’intravedeva neanche uno spiraglio.

È la storia dell’ex calciatore della Roma che ha militato anche nel Napoli. Una vicenda fatta di lotta e dolore contro quel male che ti logora dentro e fuori: il cancro. Nela ha raccontato in occasione di un’intervista al Corriere della Sera, la sua battaglia contro il tumore.

Sui campi da gioco era conosciuto come Rambo. La stessa caparbietà e determinazione Nela l’ha messa nella vita e nella lotta alla leucemia. Tranne quando ha confessato di aver pensato addirittura al suicidio ma di non averlo messo in pratica perché, “mi è mancato il coraggio“.

Il sostegno della compagna, delle figlie e di quella splendida seconda famiglia rappresentata dalla Roma, soprattutto femminile di cui Nela è presidente: “Un’esperienza magnifica. Un calcio pulito, che non esiste più in altri ambiti. Vai a vedere una partita di ragazzini e spesso ci sono i genitori a insultare e sbraitare. Vieni a vedere una nostra partita e il clima è del tutto diverso. Dilettanti? Per statuto, ma non per dedizione e impegno. Da calciatore, io, non mi facevo tante domande. Giocavo e basta. Loro chiedono al preparatore atletico perché si fa un esercizio e non un altro. Hanno una grande attenzione all’alimentazione. Sono più professioniste di tanti maschi, lo posso garantire. E poi ho due figlie, di 25 e 27 anni, che potrebbero giocare insieme a loro. Mi sento a casa. Le calciatrici sono curiose, mi chiedono delle partite del passato. Ho scoperto un mondo che non conoscevo e che mi ha fatto bene“.

Perché quando si affrontano due anni di chemioterapie e più interventi chirurgici capisci che la vita non è uno scherzo ma un bene prezioso. Ecco il motivo di un unico e ultimo desiderio: “Dovesse capitare, non è un cruccio. Non ho rimpianti o sensi di colpa. L’unica cosa che vorrei chiedere, non so a chi, forse a Lucifero, è accompagnare all’altare le due mie figlie, Ludovica e Virginia, il giorno che si sposano“.

redazione

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