Da ragazzina, quando voleva incutere timore, darsi un tono e un ruolo nella vita si definiva la figlia di Ringo . E in casa ha il corredo adatto all’ erede di un celebre pistolero: le rivoltelle sul tavolo del salotto, il cinturone appeso, il cappello di scena, i copioni del padre ben rilegati. Foto. Regali. Emozioni complesse da gestire.
Vera Gemma, figlia di Giuliano, questa complessità la porta sulla sua pelle, e quando si definisce una “sopravvissuta” non lo esprime con orgoglio, ma con la semplice consapevolezza di chi ha affrontato la vita a muso duro e, come in un romanzo di Salgari, ha battagliato con demoni interiori, ucciso pregiudizi, paure, lottato con l’ ambizione e visto e fatto cose “che voi umani”. Ecco alcune battute estrapolate dall`intervista per Il Fatto Quotidiano
Eppure l’ inizio della sua carriera è stato il teatro.
Ho recitato ovunque: dalle cantine underground di Roma ai palchi ufficiali. Con me c’ era spesso Valerio Mastandrea, poi Chiara Noschese.
Mastandrea agli albori…
A quel tempo era solo ospite del Maurizio Costanzo Show e non aveva mai recitato; appena l’ ho visto in televisione mi sono illuminata.
Cosa aveva visto in lui?
Se ho una capacità, è quella di intuire il talento, ed è una qualità ereditata da mia madre: lei era una manager pazzesca, e mio padre le deve l’ 80 per cento della carriera; per lui era agente, avvocato, consigliera, psicologa e qualsiasi altra sfumatura necessaria. Lo migliorava di continuo, e noi figlie appresso a loro.
Esempio.
Mamma organizzava in casa una sorta di rassegna cinematografica: ‘Oggi vediamo Chaplin’. Alla fine partiva il dibattito tra noi quattro.
Un peso?
No, felici e partecipi, ed era un’abitudine riservata alla famiglia, mentre lo spazio per gli ospiti era la domenica: allora vivevamo in una villa alle porta di Roma, mamma preparava il pranzo, e il cinema italiano si ritrovava da noi. Da Sergio Leone alla commedia sexy con la Fenech o la Bouchet, fino a star internazionali come Ursula Andress.
Chi l’ affascinava?
Un po’ tutto, e mi sentivo frustrata perché messa in disparte. Io volevo affermare la mia personalità in mezzo ai divi.
Ma…
Non mi capiva quasi nessuno, uno dei pochi a comprendermi era Sergio Leone: mi regalava sguardi e attenzioni, come se avesse intuito in me un potenziale; mentre per gli altri ero una bambina rompicoglioni.
Soffriva la bellezza di suo padre?
No, ne restavo incantata e non mi sono mai abituata, ogni volta che lo vedevo mi stupivo. Mi scocciavo solo per le sue disattenzioni, la sua scarsa voglia di capirmi.
Lei e suo padre.
Per fortuna ci siamo ritrovati negli ultimi anni, quando ho realizzato un documentario dedicato a lui, una sorta di dichiarazione d’ amore mai espressa prima, e po’ per l’ egocentrismo d’ attore e un po’ per la sensibilità da genitore, abbiamo iniziato a parlare tanto. Come mai prima.
Una fortuna.
Sì, perché papà è morto subito dopo, e quel documentario ha chiarito i lati portanti della nostra e della mia vita e per assurdo sono riuscita a vivere l’ addio meglio di mia sorella.
Le amiche venivano a casa per incontrare suo padre?
Sono cresciuta con tutte che sospiravano un ‘ammazza quanto è bono’, e verso i 40 anni era di una bellezza assurda; però il top lo raggiungevamo con il tour dei giapponesi; (ride) e poi uno capisce perché sono cresciuta un po’ strana.
Cosa accadeva?
Dal Giappone organizzavo un pacchetto completo con viaggio in Italia e visita alla villa di Giuliano Gemma, quindi al cancello di casa parcheggiavano i pullman e io, mia sorella e papà eravamo costretti a indossare il kimono e accogliere i fan. Tutti in fila per una foto con lui, mentre noi due prendevamo i doni.
La Vera Gemma di 49 anni cosa direbbe alla Vera Gemma di 18?
Non c’ è molta differenza: a modo mio sono stata una bambina prodigio, a 7 anni già leggevo Moravia e avevo pensieri non della mia età. Quindi a 18 ero oltre e purtroppo avevo pochi amici.