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Napoli, intervento straordinario salva una mamma e la bimba che porta in grembo

Al Policlinico Federico II di Napoli, oggi si respira un’aria di festa e grande soddisfazione a seguito dell’ottima riuscita di un intervento chirurgico difficilissimo ma soprattutto mai eseguito prima in Italia e con pochi eguali nel mondo.

Una madre ed una bambina ancora in grembo, sono state salvate grazie al lavoro dell’equipe di cardiochirurghi, guidata dal professor Emanuele Pilato .

Determinante è stato il lavoro dei ginecologi, coordinati da Maurizio Guida con Laura Sarno, dell’ equipe di anestesisti rianimatori, guidata da Giuseppe Servillo, e altresì dei perfusionisti, coordinati da Alessandro Notarnicola.

Tutto ha inizio quando al Centro per le gravidanze a rischio del policlinico federiciano arriva una richiesta di controllo tramite l’Unità Operativa Complessa di Cardiologia, Emodinamica (UTIC) diretta da Giovanni Esposito.

La richiesta di controllo era per una mamma 37enne la quale poteva aver contratto una “Possibile infezione virale al quarto mese di gravidanza”.

Dopo aver eseguito tutte le analisi e gli accertamenti del caso, il quadro clinico della donna risultava fortemente compromesso e a preoccupare i medici era soprattutto l’esame ecografico, effettuato da Maria Angela Losi, il quale evidenzia una massa intracardiaca che minaccia la vita della mamma e della piccola ancora in grembo.

La risonanza magnetica riduce poi il campo delle possibilità a due ipotesi: un tumore cardiaco o un grande trombo intraventricolare, con il grave rischio di infarto e di embolia. La donna, che ha già tre bimbe e ha dovuto subire due aborti nel corso della sua vita, si vede così cadere ancora una volta  il mondo addosso.

L’equipe di Maurizio Galderisi, responsabile del programma interdipartimentale di emergenze cardiovascolari e complicanze oncoematologiche, decide di tentare, alla luce dei dati in loro possesso, un approccio non chirurgico ma le terapie non portano i risultati sperati.

E’ la chirurgia a questo punto a rivelarsi l’unica possibilità per tentare di salvare la vita alla donna ed al frutto del suo amore. Un momento drammatico, perché salvare la mamma poteva voler dire dover rinunciare alla gravidanza e spegnere la vita della piccola ancor prima che fosse venuta al mondo.

Ipotesi scartata da questa madre tenace,  pronta a mettere a rischio la propria esistenza pur di far nascere la sua bambina, un atto di coraggio al quale solo una donna potrebbe adempiere.

«Dovevamo operare la madre – spiegano gli esponenti dell’equipe di cardiologi e ginecologi – facendo sopravvivere la bimba nonostante la privazione della normale circolazione sanguigna fornita dal battito cardiaco della mamma. Una procedura chirurgica da pianificare partendo da zero».

Altrettanto centrale l’interazione con l’equipe anestesiologica per limitare l’utilizzo di farmaci dannosi al feto, pur conservando
un’efficacia per la mamma.

Un lavoro di pianificazione immenso e dettagliato, nel quale non va dimenticato un fattore molto importante: il tempo. Tutta l’operazione doveva essere programmata ed eseguita in tempistiche strettissime.

Tre diverse equipe sono state impegnate in contemporanea per questo intervento mai eseguito prima lungo lo Stivale: i cardiochirurghi e gli anestesisti-rianimatori per la materiale esecuzione dell’intervento, e gli ostetrici (con infermieri specializzati e una strumentazione chirurgica ad hoc) pronti ad intervenire in caso di un aborto o di un’emorragia uterina.

Dopo l’intervento, eseguito agli inizi di gennaio, la bravura e la determinazione dei medici ha fatto in modo che la forza della vita trionfasse, rimuovendo la formazione trombocita e mettendo il cuore della donna nelle condizioni di funzionare
regolarmente.

«Ancora una volta il nostro Policlinico ha dimostrato di essere un perno essenziale della rete assistenziale Campana – commenta il direttore generale Anna Iervolino -. Dalla prima visita ad un intervento straordinario, questa mamma ha visto rinascere le sue speranze di vita e quelle della bimba che aveva in grembo. Risultati come questo non si possono ottenere senza grandi professionalità, né senza una straordinaria capacità di coordinamento tra le diverse unità operative. Un lavoro di squadra che consente a questo policlinico di offrire a pazienti campani e non moltissime prestazioni di eccellenza, cancellando i viaggi della speranza e anzi diventando motivo di migrazione sanitaria attiva».

La bambina, che verrà al mondo in primavera, avrà un nome emblematico e per nulla dettato dal caso: si chiamerà Vittoria. Una “Vittoria” in tutti i sensi quindi, quella ottenuta da queste formidabili equipe di medici che hanno lavorato all’unisono per compiere un vero e proprio miracolo.

Marta Ricciardi

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