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Reddito di cittadinanza, controlli a tappeto della Guardia di Finanza: chi rischia i controlli

Beneficiari del reddito di cittadinanza sotto controllo. Secndo Il Sole 24 Ore sarebbero 2.706 i cittadini al setaccio dalla Guardia di Finanza per la misura di sostegno “che potenzialmente non ne avevano diritto”.

Incrociando le informazioni delle banche dati, i militari delle fiamme gialle hanno ricostruito una sorta di profilo di rischio: 184 beneficiari hanno ottenuto il punteggio più alto (100) e saranno i primi a ricevere la “visita” delle fiamme gialle. Per altri 408, invece, il livello di rischio ha prodotto un punteggio poco più basso (80) con almeno uno dei valori incrociati con i requisiti richiesti per ottenere la prestazione sociale agevolata. E poi ci sono altri  2.030 cittadini e 78 datori di lavoro che vengono considerati comunque profili da tenere d’occhio.

Sotto la lente della Guardia di Finanza sono finite anche 72 società, “da cui emergono licenziamenti e dimissioni sospette finalizzate al solo scopo di ottenere il Rdc”. Tra i casi a rischio il Lazio si pone in vetta alla “classifica” con 325 posizioni da controllare, seguono Lombardia (314) e Campania (287).

Intanto nella maggioranza di governo tiene banco il dibattito sulle possibile modifiche da apportare alla misura bandiera del M5s. Una delle proposte di riforma del reddito di cittadinanza arriva dalla sottosegretaria al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Francesca Puglisi che in un’intervista al Corriere della Sera ha parlato della necessità di apportare delle migliorie al sistema del reddito di cittadinanza, specie per ciò che riguarda l’aspetto occupazionale.

Per l’esponente del PD l’obiettivo è fare in modo che i beneficiari possano accettare anche lavori a tempo parziale e a basso reddito. Inoltre rileva la necessità di separare la situazione di ogni singolo componente del nucleo familiare da colui che percepisce il reddito di cittadinanza altrimenti il disincentivo al lavoro è maggiore.

L’obiettivo dem è anche affiancare ai centri per l’impiego le agenzie per il lavoro private. E se l’assegno di ricollocazione è ormai concesso esclusivamente ai percettori del reddito di cittadinanza, dal ministero si parla della necessità di ripristinarlo anche per i disoccupati con indennità Naspi.

Sul fronte occupazione, che non riguarda solo chi beneficia del reddito di cittadinanza, l’obiettivo è quello di rivedere il decreto dignità che con la logica della causale e dell’aumento del contributo addizionale Naspi a ogni rinnovo di contratto, ha fatto diminuire i contratti a termine e a somministrazione, con un aumento decisivo delle partite Iva. Questo si traduce in maggiore instabilità e minori tutele per i lavoratori pertanto una riforma viene sentita come necessaria.

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