Marco Sansonetti, noto imprenditore italiano e terzo ed ultimo marito dell’artista italiana è stato dal febbraio 2017 ad oggi protagonista di una vicenda giudiziaria nella Svizzera italiana.
Gli inquirenti, infatti, lo hanno indagato per 14 reati, tra i quali figurano: sequestro di persona, violenza, abuso di autorità, usura, truffa, falsità in documenti, appropriazione indebita, infrazione alla legge sulle assicurazioni sociali pensionistici, corruzione e concessione di vantaggi. Sansonetti che dal 2003 ha gestito, diretto e organizzato la sicurezza personale di molti volti noti dello spettacolo, nel 2006 è diventato il terzo marito della nota cantante, matrimonio durato fino al 2009.
Sansonetti ha sempre operato nel campo della sicurezza e investigazione sia in Italia, sia in Svizzera, dove è riuscito anche ad ottenere un mandato pubblico milionario per la gestione dei centri d’accoglienza dei richiedenti l’asilo. Mandato milionario a sei zeri finito nel mirino della Magistratura confederata che ha ventilato l’ipotesi di
corruzione attiva e concessione di vantaggi a due alti funzionari dello Stato. Inchiesta, questa, terminata nel novembre 2018 con un decreto di abbandono per tutte le parti coinvolte.
In Ticino per anni Sansonetti è stato considerato come il “deus ex machina”, il grande corruttore capace d’infilarsi nei corridoi e negli uffici del Palazzo di Governo e del Parlamento, cuore dell’amministrazione cantonale e della politica. Oltre alla vicenda del mandato, Sansonetti nel 2017 in qualità di funzionario dello Stato era stato accusato dalla Magistratura anche di non essersi opposto ad un’operazione di polizia tenutasi in una delle strutture per richiedenti l’asilo, da lui gestita. Per quella vicenda il giudice ha definitivamente scagionato Sansonetti da ogni addebito condannando, per sequestro di persona e abuso di autorità, un sottufficiale e un capo pattuglia
della polizia cantonale ticinese.
Il 19 dicembre scorso alla Pretura Penale di Bellinzona si è svolto il processo a carico di Sansonetti, dov’è stato scagionato dai reati penali di abuso di autorità e coazione. Il giudice lo ha riconosciuto colpevole solo di un illecito amministrativo, nonostante non avesse alcun ruolo nella gestione contabile della società nella quale era impiegato. Per questa colpa, è strato condannato ad una multa di 1’450 franchi svizzeri (pari a circa 1’300 euro).