Reddito di cittadinanza, si passa alla fase 2. Il decreto per i lavori di pubblica utilità inseriti in Progetti utili alla collettività (PUC) che i beneficiari del reddito di cittadinanza saranno tenuti a svolgere presso i comuni di residenza, era stato firmato lo scorso 22 ottobre 2019 dalla ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Nunzia Catalfo. Con la pubblicazione di oggi del decreto sulla Gazzetta Ufficiale arriva la conferma definitiva.
La fase 2 prevede la convocazione dei beneficiari del reddito di cittadinanza (a esclusione degli esonerati) da parte dei centri per l’impiego con la firma del Patto per il lavoro che ha portato, secondo Anpal, all’assunzione da settembre a metà novembre 2019 di 18mila beneficiari, diventati 30mila a fine anno.
Da ora in poi, i beneficiari del reddito di cittadinanza sono tenuti a svolgere lavori di pubblica utilità all’interno dei progetti utili alla collettività (PUC). Il percettore del reddito di cittadinanza è obbligato a prendere parte ai progetti di pubblica utilità promossi dal comune di residenza. I progetti utili per la collettività vengono svolti in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni. “I Puc – si legge sulla Gazzetta – non rappresentano un rapporto di lavoro e pertanto i lavori di pubblica utilità non sono da considerarsi prestazioni di lavoro autonomo, subordinato o parasubordinato.”
- le attività di pubblica utilità non devono superare le 8 ore settimanali, che possono essere espletate in un solo o più giorni della settimana;
- il beneficiario ha l’obbligo di completare le ore previste nel mese; in caso di flessibilità, le ore saranno recuperate successivamente;
- nel caso di ampliamento delle ore, fino ad un massimo di 16 settimanali, la flessibilità prevista per le 8 ore non è contemplata e i beneficiari devono svolgere settimanalmente le ore concordate.
La mancata accettazione della condizione stabilita dal decreto da parte di uno dei componenti del nucleo familiare determina la decadenza del reddito.