Al PAN (Palazzo delle Arti di Napoli) è arrivata la mostra collettiva dedicata al movimento artistico del momento, significativamente intitolata: “Banksy e la (post) street art” . L’esposizione resterà al Palazzo delle Arti, da sempre punto di riferimento campano per l’arte contemporanea e non solo, sino al 16 febbraio 2020.
L’allestimento prevede una rosa di circa 70 opere di alcuni tra gli artisti più importanti della Street Art, provenienti da collezioni private o da gallerie di tutto il mondo. Un percorso espositivo a cura di Andrea Ingenito, che inizia con le opere di Banksy, il re del movimento underground, passando per il coloratissimo Mr. Brainwash (al secolo Thierry Guetta) , arrivando a OBEY (Shepard Fairey) divenuto famoso con i suoi “manifesti – non autorizzati” su Barak Obama, e all’italiano Mr. Savethawall.
Quest’ultimo sarà precisamente l’unico artista nostrano ad essere rappresentato, colui il quale è stato designato dai più come il “Banksy italiano“. Tuttavia, non c’è cosa più sminuente per un artista se non quella di essere paragonato ad un ‘altro, sia pur della fama e del genio di Banksy. Mr Savethewall è stato sicuramente influenzato in modo sensibile dal writer di Bristol ma, attraverso una profonda crescita personale, è riuscito a crearsi un linguaggio del tutto autonomo.
La sua indiscutibile personalità emerge già dal supporto singolare ch’egli utilizza per veicolare la sua arte: non dipinge sui muri ma utilizza una tecnica a basso impatto ambientale che riserva le pareti da danni permanenti, fissando le sue opere con un nastro adesivo.
La scelta di aprire la mostra proprio con Banksy è stata dettata, oltre che dalla sua fama, anche dal forte legame insito tra l’artista e Napoli. Del resto, fino a Maggio scorso (cioè fino a quando comparve l’immagine di un piccolo profugo con una torcia tra le mani sulle pareti di un palazzo veneto), Napoli era l’unica città italiana a possedere opere dell’artista senza volto più ricercato al mondo.
La prima opera campana, poi purtroppo vandalizzata, risale infatti al lontano 2010, con il murales rappresentante “l’Estasi di Santa Teresa“. Poco dopo, comparve lo stancil della struggente “Madonna con la pistola” in Piazza dei Girolamini, atta a denunciare il contraddittorio legame che unisce la criminalità organizzata alla religione.
Chi conosce a fondo l’arte di Banksy quanto la nostra meravigliosa città, non può evitare di cogliere lo stretto collante che li unisce: le opere dell’artista così come Napoli, sono entrambe caratterizzate da una tagliente ironia, una possente irriverenza e una prepotente quanto brutale bellezza.
Del resto, se è vero che “L’arte è connessione tra le persone“, come afferma Mr.Brainwash in una recente intervista al “Forbes“, la Street Art sta unendo le più disparate generazioni ed estrazioni sociali. Una corrente artistica di denuncia, fatta da e per il popolo, cruda ed in continua evoluzione. Progenie naturale della “Pop art“, il movimento underground anti-sistema per definizione, arriva nelle gallerie d’arte e non per questo muore ma anzi giunge all’apogeo della sua provocazione, trascinando dietro sé tutte le contraddizioni e gli interrogativi del nostro tempo.
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