Il suo nome ricorre nelle cronache napoletane da oltre vent’anni. Maria Licciardi, alias a’ piccerella è il capo indiscusso della camorra nella Masseria Cardone. Sorella di Gennarino detto a’ scigna, morto anni fa in carcere, la lady camorra occupa ancora oggi una posizione di rilievo nella storica Alleanza di Secondigliano, quel sodalizio di ferro tra famiglie (Mallardo, Contini e Licciardi) che da anni rappresenta il grande cartello camorristico della malavita a Napoli e in provincia.
Nel 1998 il fratello Gennaro muore in carcere e da quel momento in poi Maria prende il controllo di quasi tutti i traffici illegali. Lontano dallo stereotipo della donna glamour modello Scianel di Gomorra, la “piccerella” perché bassina e con i capelli corti viene arrestata nel 2001 e rimane in carcere per otto anni, scontando una pena definitiva per associazione camorristica.
Famoso il suo arresto nel lontano 1998. Le forze dell’ordine le trovarono addosso al momento del fermo 300 milioni in contanti. La capoclan li aveva con sé perché con quei soldi voleva tentare di convincere il re delle sigarette, l’allora boss di Miano Costantino Sarno a non collaborare con la giustizia. Scampata più volte ai blitz già grazie a contatti con le forze dell’ordine e, nel 2014, era venuto a sapere in anticipo dell’emissione di una ordinanza per 90 persone grazie alla parente di un affiliato, che lavorava proprio nell’ufficio Gip del Tribunale di Napoli.
Il 12 luglio 2019 viene annullata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei sui confronti dopo essere sfuggita al maxi blitz della notte del 26 giugno, quando polizia e carabinieri segnarono un forte colpo contro l’Alleanza di Secondigliano. Maria Licciardi da allora è tornata nel suo regno, la boss dallo sguardo deciso, è stata la prima donna a finire in una lista di superlatitanti. Al suo ritorno è stata accolta con champagne e fuochi d’artificio. Il suo potere nel corso degli anni non è mai stato messo in discussione ed è sempre stata lei a tessere le fila degli affari illeciti.
Il suo clan è ancora attivo nei Paesi Bassi nel settore della contraffazione di marchi, dall’abbigliamento agli utensili.
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