Il muratore di Mapello si proclama innocente e chiede giustizia
Massimo Bossetti non smette di gridare il proprio dolore. E lo, questa volta, con una missiva indirizzata al direttore di Libero Vittorio Feltri. Il muratore di Mapello, come noto, sta scontando l’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate di Sopra.
La scorsa settimana, il legale di Bossetti Claudio Salvagni, in un’intervista rilasciata a Voce di Napoli, ha ribadito l’apertura della Corte che, dopo anni, ha dato il via libera all’esame delle prove da parte dei consulenti. La Procura di Bergamo, però, ha fatto dietrofront. Ed è Bossetti a spiegarlo.
Caso Yara, le parole di Bossetti rivelano il dietrofront della Peocura
“Le chiedo gentilmente di non tralasciar nulla di quanto continuo a dover subire dalla giustizia italiana – scrive – Com’è possibile che venga trasmessa alla mia difesa l’autorizzazione da parte della Corte, successiva all’istanza depositata dall’avvocato Salvagni qualche giorno fa, di poter accedere ai reperti, a indagare sui reperti di Dna ancora disponibili, e a esaminarli con i miei consulenti; conservandoli per i futuri esami. E dopo 48 ore la procura di Bergamo mi nega di fare ulteriori accertamenti e le dovute indagini sui reperti consentiti, non solo nel fare una ‘ricognizione’ senza poterci mettere mano”.
L’avvocato Salvagni, raggiunto dalla nostra redazione, ha confermato quanto scritto da muratore di Mapello.
“Scandaloso tutto questo – prosegue – Io mi chiedo, come posso difendermi nel provare la mia estraneità, se non mi permettono di difendermi a dovere indagando sui reperti nell’accertare l’assoluta granitica certezza, che quel DNA non mi appartiene. Per favore dottor Feltri, mi aiuti nel gridare facendosi sentire quanto d’inumano continuo a dover subire, e per quanto tutti noi cittadini “purtroppo” restiamo nelle loro mani. I miei figli soffrono e hanno bisogno del loro padre“.
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