L'episodio ha riguardato la faida tra il clan Belforte di Marcianise e il clan Piccolo
Un omicidio in un circolo ricreativo nel casertano di 18 anni fa ha ora, dopo indagini della polizia, due responsabili. Gli agenti della Questura di Caserta hanno dato esecuzione a una misura di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le indagini preliminari (GIP) di Napoli, nei confronti del cinquantenne Antonio Letizia, detto Tonino ‘o Fifi’, e del sessantottenne Vittorio Mino, detto Mino.
Gli arrestati, pluripregiudicati nonché storici affiliati del clan Belforte di Marcianise, già detenuti, devono rispondere di omicidio pluriaggravato in concorso. I fatti risalgono alla tarda serata del 10 aprile 1991; Raffaele Paolella, detto o’ meccanico, a sua volta esponente della cosca rivale Piccolo, era all’interno di un circolo ricreativo di Marcianise e, con altri clienti, stava guardando la semifinale di Coppa delle coppe, quando due persone con volto coperto da una calza scura di nylon, arrivate in una macchina, esplosero contro di lui 5 colpi di fucile calibro 12, caricato a pallettoni, prima al corpo e poi alla testa, uccidendolo.
Alcuni giorni dopo sarebbe stata rinvenuta la carcassa data alle fiamme della vettura utilizzata per l’agguato, risultata rubata, con all’interno i resti bruciati del fucile impiegato per sparare, un Benelli a canne mozze. Fin da subito le indagini sono state orientate verso il clan rivale, per quanto ci siano stati tentativi di depistaggio quali una telefonata effettuata alla redazione di un giornale da un anonimo con marcato accento sardo, che attribuiva ai Nuovi Nuclei Armati Casertani l’esecuzione dell’omicidio, quale atto di punizione “per chi aiuti l’infame quacquerone“.
Ora dichiarazioni di importanti collaboratori di giustizia hanno consentito agli investigatori di inquadrare il fatto nell’ambito della sanguinosa faida che, tra la metà degli anni ’80 e i primi anni del 2000, ha visto contrapporsi i Belforte ai Piccolo per il predominio criminale nel territorio di Marcianise e dei comuni limitrofi. Un ruolo di primo piano nel delitto è stato svolto da Salvatore Belforte, fratello del boss Domenico, non destinatario dal provvedimento cautelare poichè fonte di importanti dichiarazioni sul fatto, anche autoaccusatorie, rese in qualità di collaboratore di giustizia.
Infatti, è stato sia l’ideatore che l’esecutore materiale del delitto, deciso per vendicare l’eliminazione del suo affiliato Giovanni Ruocchio nel gennaio dell’87 ad opera dei Piccolo. Paolella in quell’occasione era stato lo ‘specchiettista‘. Salvatore Belforte era stato poi subito arrestato ed era rimasto in carcere fino al dicembre del 1990, potendo solo dopo riprendere la pianificazione del delitto per poi procedere anche personalmente all’ esecuzione. È stato lui, infatti, che ha materialmente imbracciato il fucile che ha fatto fuoco sulla vittima mentre Antonio Letizia, armato di una pistola, l’accompagnava nel circolo ricreativo con il compito di tenere a bada i presenti. Vittorio Musone, invece, era l’autista che li ha accompagnati e li ha attesi all’esterno per la fuga.